Bucarest, a casa del dittatore

Visitare Bucarest significa anche tuffarsi nella storia della seconda metà del Novecento non della sola Romania ma dell’intera Europa Orientale e conoscere da vicino quindi una delle dittature peggiori fiorite oltre cortina. Una dittatura alimentatasi anche con i simboli, quali la Casa di Nicolae Ceausescu e, soprattutto, la Casa del Popolo.

La casa di Ceausescu

Ha anche un nome vagamente poetico, “Palazzo Primavera“, ma solo perché si trova in bulevardul Primaverii a Bucarest. E’ la villa che fu casa Ceausescu dal 1965 fino al 1989, fino alla morte del dittatore. E’ dunque un edificio costruito negli anni Sessanta su progetto dell’architetto Aron Grimberg-Solari, i cui giardini sono invece stati disegnati da Roberto Woll (che curò pure l’arredamento interno) e dall’ingegnere del paesaggio Florin Teodosiu.

Difficile riassumere le sensazioni che la visita suscita. Da un punto di vista semplicemente estetico è niente di più che un’incredibile accozzaglia di stili: dal Liberty al Luigi XIV, dallo stile rurale romeno al peggiore kitch degli anni Sessanta… Tutto insieme lì dentro. Con in più i famosi bagni dalla rubinetteria in oro o le tessere in oro nei mosaici del bagno della coppia. Ma il problema non è certo quello. Si è visto perfino di peggio! No, il problema semmai è tutto ciò che questa villa rappresenta. Anzi, sono le contraddizioni che questa villa esalta. Per dire: in una delle prime sale che si visitano c’è un televisore (peraltro di fabbricazione occidentale) e allora come non pensare che negli anni Ottanta in Romania c’erano appena due ore di trasmissioni tv al giorno, delle quali mezz’ora di telegiornale per raccontare chi quel giorno Ceausescu aveva incontrato o visto o quali siti produttivi o agricoli aveva visitato, mezz’ora di focus su qualche azienda visitata appunto dallo stesso Ceausescu, mezz’ora di balletti e canti folcloristici e mezz’ora tra cartoni animati e sport, il tutto con colori assai improbabili. Anni Ottanta. (Avete poresente che tv guardavamo invece noi?) Proseguendo la visita, subito dopo, la ricca tavola da pranzo. Ebbene, sempre negli Ottanta il regime romeno si era inventato quella sorta di pubbliche cucine dove i lavoratori dovevano passare tornando a casa per ritirare la cena da consumare poi tra le mura domestiche a lume di candela perchè pure la luce era razionata: comunismo, lì, voleva dire anche dover mangiare tutti uguale! (Per la legge del contrappasso, oggi quelle cucine sono diventate dei centri commerciali!). E poi, i guardaroba della signora Elena Ceausescu, “Lenutza” come era chiamata in casa, che contenevano oltre cinquemila vestiti, per non parlare delle pellicce, delle scarpe… Imbarazzanti, ed è dire poco. Come imbarazzante è il letto nuziale, sul quale sono ben piegati pigiama di lui e camicia da notte di lei, con, su un tavolino, la foto con i tre figli, Nicu, Zoia e Valentin (quest’ultimo ancora vivo, residente a Bucarest).

Poi, il giardino d’inverno, la spa (ma lui temeva di venir ucciso accoltellato sul lettino dei massaggi…), la piscina semiolimpionica… E nel sotterraneo anche la sala per la degustazione del vino (la passione di lei) e la sala cinema. Più ciò che non si visita: si mormora infatti di tre piani sotterranei e per di più di una lunga galleria che condurrebbe fino al Palazzo del Popolo.

Insomma, una visita che comunque merita essere fatta anche se le sensazioni che si provano, soprattutto se si conosce la storia del dopoguerra in questo Paese, sono forti. Molto forti.

Casa Ceausescu è aperta dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 17. E’ necessario prenotare la visita guidata (in romeno e in inglese) dalla durata di un’ora circa telefonando al numero 0040213180 989. Sito internet casaceausescu.ro.

La Casa del Popolo

Il Palazzo del Parlamento che Nicolae Ceausescu aveva chiamato Casa del Popolo e che gli abitanti di Bucarest ancora identificano così, è un edificio imponente e immenso: per grandezza è il secondo edificio pubblico del mondo dopo il Pentagono! Per erigerlo il dittatore, nel 1984, aveva praticamente raso al suolo un antico quartiere della capitale, ricco perfino di memorie archeologiche. Tutto cancellato per fare spazio a questo colosso che lui nemmeno vide concluso.

Circa 20mila sono stati gli operai e i soldati (oltre a 700 architetti) che vi lavoravano 24 ore al giorno sette giorni alla settimana, e i dossier relativi ai lavori sono stati a lungo “segreto di stato”: nemmeno oggi ancora si sa quanti furono gli incidenti anche mortali nel cantiere, che pure è noto non mancarono. I coniugi Ceausescu seguirono la costruzione passo passo, spesso stravolgendo i progetti degli architetti, a seconda delle bizze del momento. All’interno oggi sono ospitati i due rami del Parlamento, la Camera e il Senato, e due musei (Scienza e tecnologia e Arte contemporanea), oltre a, naturalmente, tutti gli uffici parlamentari. Soltanto alcuni numeri per offrire la fotografia della grandiosità dell’edificio: alto 85 metri è esteso su una superficie di 330mila metri quadri; 12 sono i piani; 3100 le sale ospitate; un milione sono i metri cubi di marmo utilizzati e 200mila i metri cubi di vetro. E sotto l’edificio, a 20 metri di profondità si trova un rifugio antiatomico. Secondo la leggenda nei sottorranei sarebbe stata prevista perfino la possibilità di organizzare corse di automobili, per il divertimento di Nicu, il figlio del dittatore che però, come detto, non ebbe il tempo di “goderselo”. Visitarlo, perdersi lungo gli enormi corridoi ricchi di tappeti grandi come campi di basket e di lampadari straordinari appesi ai soffitti, marmi nazionali ma anche italiani, quadri e sculture, è un’esperienza unica. Per accedervi (il che è possibile anche con tour guidati, se poi avete la fortuna di riuscire a farvi accompagnare da un parlamentare ancora meglio…) consultate il sito internet www.cdep.ro.

Va aggiunto che i romeni hanno un rapporto non facile con questo edificio: rappresenta infatti la follia di Ceausescu ma al contempo è esso stesso diventato, di fatto, un monumento a quanti hanno perso la vita per costruirlo e, per estensione, a tutti i morti per causa del regime. E proprio per questo ultimo motivo non è mai passato per la mente di nessuno, dopo la rivoluzione, di abbatterlo.

Il Pinguino ha visitato la Casa del Popolo nel 2012 e Casa Ceausescu nel 2018.

Se sei a Bucarest o vuoi andare a Bucarest leggi anche http://www.ilpinguinoviaggiatore.it/bucarest-che-sorpresa/

Per approfondire le tematiche relative ai crimini della dittatura comunista in Romania si consiglia la lettura del libro “La Tortura del Silenzio”, scritto da Guido Barella (curatore anche di queste righe), libro edito da San Paolo e disponibile anche in ebook.

Per approfondire le conoscenze sulla Romania si consiglia di consultare l’ottimo blog www.allascopertadellaromania.com curato da Stefania Acerra e Ursula Fait, due italiane che da alcuni anni vivono a Bucarest.

(Guido Barella)

 

468 ad

Nessuna Risposta a“Bucarest, a casa del dittatore”

Trackbacks/Pingbacks

  1. Bucarest, che sorpresa | Il Pinguino Viaggiatore - [...] Leggi anche il post: http://www.ilpinguinoviaggiatore.it/bucarest-a-casa-del-dittatore/ [...]

Scrivi un commento