
Varato nel 1932 a La Spezia con il gemello Jalea (nella foto sotto a destra) ed entrato in servizio il primo marzo 1933, il sottomarino della Regia Marina italiana classe Argonauta Jantina (la jantina è un mollusco marino) non ebbe una vita particolarmente felice nè particolarmente eroica. E non raggiunse nemmeno i dieci anni di attività: il 5 luglio 1941, mentre navigava in superficie al largo dell’isola di Mykonos, nelle Cicladi, diretto dalla base di Lero a Brindisi, fu avvistato dal sommergibile britannico HMS Torbay e fatto oggetto del lancio di sei siluri; centrato a prua e al centro, lo Jantina s’inabissò in meno di un minuto al largo dell’isola di Mykonos insieme a 46 persone dell’equipaggio tra cui il comandante, il napoletano Vincenzo Politi: si salvarono invece in sei, che al momento dell’attacco si trovavano sopracoperta, raggiungendo a nuoto la vicina isola di Delos.
Oggi, ottant’anni dopo, lo Jantina è stato localizzato. Giace a una profondità di 103 metri, adagiato sul fianco sinistro sul fondale sabbioso, i periscopi abbassati, ben visibile la torretta aperta e il cannone. E’ stato individuato da Kostas Thoktarides, imprenditore e istruttore subacqueo, già noto per aver trovato i relitti di Hms Perseus e di Rhs Katsonis, grazie ai Rov, veicoli sottomarini telecomandati utilizzati per il controllo di condotte e cavi adagiati sul fondo del mare.
La scheda dello Jantina ricorda che l’unità aveva una lunghezza di 61,5 metri, una larghezza di 5,65 metri mentre il suo dislocamento in immersione era di 810 tonnellate. In superficie aveva una velocità massima di crociera di 14 nodi, in immersione di 8. La sua profondità operativa massima era di 80 metri. Il suo armamento consisteva in 4 tubi lanciasiluri a prua e 2 a poppa. Aveva anche un cannone navale 102/35.
La carriera dello Jantina iniziò in Spagna dove partecipò “clandestinamente” dalla parte dei Franchisti alla Guerra Civile incrociando davanti a Barcellona nel dicembre 1937, senza peraltro – come riportano le fonti reperibili in Internet – conseguire alcun risultato. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale lo trovò invece di stanza a Rodi, nel Dodecanneso, agli ordini del capitano di corvetta Vincenzo Politi, inquadrato nel 52ma squadriglia del Quinto Gruppo Sommergibili. Nella sua prima missione, un pattugliamento nel mare di Creta, non registrò alcun avvistamento, così come rimasero senza risultati le missioni successive, sempre nell’Egeo. Nel giugno 1941, dopo anche una serie di soste in cantiere sia a Taranto che a Lero, nel Dodecanneso, arrivò al largo dell’Egitto dove all’alba del giorno 27 individuò un cacciatorpediniere nemico e lo attaccò, convinto del successo dell’operazione per aver sentito distintamente una forte detonazione. In realtà però l’unità attaccata, lo sloop australiano Parramatta, non venne colpito: il siluro, regolato per una profondità eccessiva – il Parramatta aveva un pescaggio un po’ inferiore rispetto a un cacciatorpediniere classe H –, era passato sotto lo scafo senza esplodere. L’unità australiana passò al contrattacco con bombe di profondità, affiancato da un’altra nave australiana, il cacciatorpediniere Stuart. Lo Jantina venne sottoposto a pesante caccia con bombe di profondità da parte di navi ed aerei, ma riuscì a porsi in salvo, e, seriamente danneggiato, rientrò a Lero, da dove poi si stava trasferendo a Brindisi (o secondo altre fonti, a Taranto o a Napoli) quando venne affondato il 5 luglio al largo di Mykonos.
Va ancora aggiunto che per l’azione del 27 giugno, cui all’epoca viene erroneamente attribuito da parte italiana l’affondamento di un cacciatorpediniere nemico (per via dello scoppio sentito dopo il lancio dei siluri), il comandante Politi riceverà la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Ricordiamo che la sua salma, insieme con poche altre, venne recuperata alcuni giorni dopo il siluramento. E anche il resto dell’equipaggio verrà decorato per l’azione; il comandante in seconda Loggini, il direttore di macchina Pirro, l’ufficiale di rotta Colombo, il guardiamarina Giadrossi (che fu tra i pochi a salvarsi), il capo elettricista Polito e il capo meccanico Da Rold riceveranno la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, il resto dell’equipaggio la Croce di Guerra al Valor Militare. Le decorazioni, però, giungeranno quasi tutte postume.
Oggi, quindi, il ritrovamento del relitto nel mare dell’Egeo. “Abbiamo localizzato lo Jantina a una profondità di 103 metri, al largo di Mykonos“, ha detto Kostas Thoktarides in una dichiarazione ripresa dal sito Cyclades24: “Sapevamo che era in questa zona, ma non sapevamo esattamente dove”. Il rilevamento è stato reso possibile grazie ai veicoli sottomarini telecomandati per le ispezioni di condotte e cavi sottomarini, utilizzati per la propria attività da Thoktarides, imprenditore del settore ma anche (e soprattutto) amante della storia navale, passione che non lo ha abbandonato dall’età di vent’anni.
“Lo scontro tra due sottomarini è un evento navale raro”, afferma Thoktarides. L’HMS Torbay, secondo il diario di guerra compilato dal suo comandante subito dopo l’attacco, localizzò lo Jantina a una distanza di 4 miglia nautiche, diede l’allarme e, trovandosi a quota periscopio, prese la posizione di attacco. Alle 20.16 lanciò un attacco con un gruppo di 6 siluri da una distanza di 1500 iarde. Era troppo tardi per l’equipaggio dello Jantina per sentire il suono speciale e forte dei siluri che attraversavano l’acqua. I primi due siluri passarono davanti al sommergibile italiano senza colpire il bersaglio. Alle 20.17, invece, il secondo gruppo di siluri centrò il bersaglio e causò un’esplosione molto forte. Il risultato fu il rapido affondamento del sommergibile italiano. Dell’equipaggio dello Jantina solo sei persone sono riuscite a salvarsi nuotando in condizioni difficili fino all’isola di Delos.
Oggi il relitto del sottomarino della Regia Marina giace sul fondo appoggiato sul lato sinistro e si possono vedere la torretta e il cannone da 102 mm. I periscopi sono abbassati e il tombino della torretta è aperto. Parte della prua è stata separata dal resto dell’unità.
“Quante navi giacciono in fondo ai mari greci? La mia stima – commenta su Cyclades24 Kostas Thoktarides – è che solo un quarto del totale sia stato identificato. La Grecia è un paese con una storia navale molto importante. C’è ricchezza storica in ogni regione”, aggiunge. Kostas Thoktarides dispone di nove veicoli sottomarini telecomandati, chiamati ROV, che possono raggiungere una profondità di 1000 metri per raccogliere immagini e informazioni. “Questo rapporto con i fondali è affascinante, non si incontra un sottomarino tutti i giorni, è un viaggio nella storia”, dice l’operatore sottomarino, che ora sta pensando di realizzare un documentario sulla storia dello Jantina. Quanto al futuro, non è stata ancora programmata la prossima missione da parte di Kostas Thoktarides. La barca appositamente armata dal ricercatore, la “Oceanis“, è comunque pronta. E anche la figlia di Thoktarides, già membro del gruppo di ricerca negli ultimi anni, è pronta. Si chiama Oceanis e ha ereditato la passione dal padre.
Guido Barella
fonti:
cyclades24.com
conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.com
wikipedia