Amphipoli, sulle tracce di Alessandro Magno

Il Pinguino archeologo. E dove se non in Grecia? E dove se non ad Amphipoli? Ci sono sempre buoni motivi per visitare la Grecia, e questo ha davvero il sapore speciale di una – grande – scoperta. Ma dov’è andato il Pinguino? Ad Amphipoli, in Macedonia, là dove si sta scavando un enorme tumulo di terra che altro non è se non un’enorme tomba. Chi ci sia sepolto là sotto, non si sa ma qualcuno comincia a credere – e sì, anche a sperare con tutto il cuore – che là sotto ci sia tumulato nientepopodimenochè Alessandro Magno. E allora il Pinguino è andato a vedere con i suoi occhietti. Dunque: prima di tutto, la tomba è ovviamente chiusa a bipedi umani e pennuti. Ci stanno lavorando, e chissà per quanto tempo lo faranno, ed è pure pericoloso: la terra, infatti, è parecchio sabbiosa. Immaginate voi cosa dev’essere lavorare là sotto quando piove… E infatti il Pinguino è atterrato in Macedonia dopo un signor diluvio, così la terra, la sabbia era bella imbevuta di acqua. Arrivarci, lì sulla collina di Kasta, non è proprio semplicissimo perché il sito non è indicato. Lo si intuisce però già poco dopo lo svincolo – segnalato – del parco archeologico di Amphipoli. Tanti camion, in fila uno dietro l’altro. Ecco, quella è la collina che tante volte il Pinguino ha ammirato in foto. Ma… Da dove si sale? Altro mistero. Il Pinguino ha preso un viottolo tra i campi, poi ha dovuto mollare la macchina causa fango, e si è fatto una ventina di minuti a piedi. E poi è sbucato sulla collina, ma dall’altra parte rispetto all’entrata meravigliosa di questo sito. Perché? Perché ci sono le guardie, e in teoria anche dov’è arrivato il Pinguino sarebbe zona off-limits. Il sito, infatti, è controllato 24 ore su 24 e questo la dice lunga su quanto i greci si aspettino da questa “montagnetta”. Però il muro perimetrale era lì, a due metri, e il Pinguino comunque si è emozionato tantissimo al solo pensiero di essere – quasi – vicino a una scoperta che in molti, storici e archeologici di tutto il mondo, sostengono essere la più importante dopo il ritrovamento della piramide – con tutto quello che c’era dentro – di Tutankamen, avvenuto a opera dell’archeologo inglese Howard Carter nel 1922 (l’unica tomba rimasta inviolata delle oltre 60 costruite nella Valle dei Re, mica bricioline). Ecco, solo da questo potete comprendere la portata della scoperta e l’attesa in Grecia, quasi la fame di notizie su Amphipoli. Ogni giorno, da queste parti, non c’è telegiornale che non dedichi un ampio servizio su Amphipoli, ormai probabilmente le tv greche hanno intervistato ogni storico e archeologo vivente su questo pianeta. Perché la domanda che rimbalza è sempre quella: ma chi poteva permettersi una tomba così ricca (il gigantesco leone, le sfingi, la Cariatidi, il mosaico) se non proprio lui, Alessandro Magno? Una tomba, un monumento di una perfezione artistica e di una bellezza “presuntuosa” tale da non poter esser “riutilizzata” per nessun altro. Ora, domandina: quali sono le ultimissime novità (nel frattempo leggete, per farvi un’idea, l’articolo del Pinguino pubblicato sul Piccolo l’8 ottobre 2014: http://ilpiccolo.gelocal.it/tempo-libero/2014/10/08/news/in-questa-tomba-greca-si-nasconde-la-madre-di-alessandro-magno-1.10055438?ref=search )? Dunque, nelle ultime settimane, due news grandiose: la scoperta di un meraviglioso mosaico a pavimento, innanzitutto. C’è Hermes e c’è Persephone, dai capelli rossi. Indossa una tunica bianca con un nastro rosso, sottile, legato alla sua vita. Ha anche un braccialetto al polso sinistro. Bene: questi suoi capelli rossi, secondo qualcuno, allontanerebbero l’ipotesi che lì sotto ci possa essere la madre di Alessandro Magno, Olimpia, che era bionda, proprio come il Grande. Qualche storico si è spinto a dire che il mosaico nella tomba di Amphipoli segni l’inizio della pittura europea. L’uso del blu e dell’arancione dimostra che l’artista del mosaico era a conoscenza dei colori complementari. Lo stesso blu e arancione utilizzato dagli impressionisti, come Claude Monet e Georges Seurat, nel 1800. Incredibile. Il mosaico, dicevamo, è di tessere bianche, nere, grigie, blu, rosse, arancioni e gialle e mostra un carro trainato da due cavalli bianchi e due figure maschili: l’auriga è un uomo barbuto con una corona di alloro sul capo. Davanti a lui e a Persephone, ecco Hermes: è lui la guida degli spiriti dei morti nel mondo sotterraneo di Ade. Ade di cui Persephone era la sposa. Insomma, era la regina dell’oltretomba secondo la mitologia greca. Le misure del mosaico? 4,5 metri per 3. Ed è in ottimo stato. La seconda grossissima novità, ultima in ordine di tempo, è che nella terza stanza, subito dopo le Cariatidi e il mosaico, è stata trovata una tomba appena poco sotto terra con uno scheletro. Con lui, anche i chiodi della bara di legno e alcuni oggetti che decoravano il sarcofago (di osso e in vetro). Adesso, i resti dello scheletro finiranno sotto il microscopio, per tentare di risalire al dna del defunto. Quel che è già certo è che sia un uomo, di altezza media, dai capelli marroni o rossi e dagli occhi blu. Quello che gli archeologi vogliono capire è se ci sia un nesso, una “parentela” tra il nostro morticino e Filippo, padre di Alessandro Magno, sepolto a Vergina, sempre in Macedonia. Oddio, sepolto. In realtà nemmeno di questo gli archeologi sono sicurissimi: alcuni ritengono che nella tomba di Vergina, la più ricca di oro e mai profanata, fosse sepolto Filippo III Arrideo, uno dei fratellastri di Alessandro e figura di gran lunga minore del mondo antico. Ad ogni modo, se sono parenti, beh, dovrebbe saltar fuori. Però gli archeologi greci sono certi di una cosa: non è possibile che, fosse stato Alessandro, sarebbe stato sepolto così in “povertà”. Niente gioielli, niente monete, niente corone. Così, si scava e si scava, nella convinzione di poter trovare altri defunti, magari in un’ipotetica quarta stanza. Comunque, per capirne qualcosa dovremo aspettare. Anche otto mesi per i test del Dna e non è certo che vengano effettuati in Grecia: la decisione spetta a Katerina Peristeri, l’archeologa a capo degli scavi. E, altro problema, visto che gli scavi a Vergina furono compiuti più di 50 anni fa, i risultati del Dna potrebbero risultare non definitivi. Il 29 novembre è prevista la conferenza stampa di Katerina Peristeri: attendiamo con ansia cosa dirà…

(Donatella Tretjak)

leggi anche: http://www.ilpinguinoviaggiatore.it/ad-amphipolis-sotto-locchio-del-leone/

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Una Risposta a“Amphipoli, sulle tracce di Alessandro Magno”

  1. il 24 luglio 2015 eravamo in viaggio con l’Associazione Arch’è ad Anfipolis, . Dall’Acropoli Thania Durka che abbiamo conosciuto sul sito, ci ha mostrato nella valle gli scavi della tomba di Kasta. Proibito avvicinarsi

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