Trieste e il suo bianco custode

Imponente. Rassicurante. Un custode, una sentinella di un bianco splendido. Sono le tre cose che mi vengono in mente se devo descrivervi il Faro di Trieste (Strada del Friuli 141). Iniziamo subito dai numeri, così capirete anche voi perché dico imponente: è alto 67,85 metri (il quarto al mondo per dimensioni); pesa 8 mila tonnellate; esternamente, è rivestito da più di 1.500 metri cubi di pietra istriana (di Orsera) nella parte superiore, e di pietra carsica (di un paesino che si chiama Gabria) in quella inferiore; per edificarlo, sono serviti 2.000 metri cubi di calcestruzzo e 100 tonnellate di ferro; la lanterna è collocata a 115 metri sopra il livello del mare, compie un giro intorno all’asse in 30 secondi e sprigiona una luminosità di circa 1.250.000 candele con una portata media di 30 miglia. E’ il faro con il raggio più lungo d’Europa. Numeri, appunto, possenti.

Il Faro, di un straordinaria bellezza, si chiama della Vittoria perché commemora i marinai caduti nella Prima guerra mondiale. Siamo nel dicembre del 1918, l’impero austro-ungarico è sconfitto, le truppe del Regno d’Italia – proprio il 3 novembre di quell’anno – entrano a Trieste, e all’architetto triestino Arduino Berlam (1880-1946)  viene l’idea di costruirlo. La posizione è una scelta quasi naturale: un poggio, quello del rione di Gretta, a 60 metri sul livello del mare con già bello e pronto l’ampio basamento del bastione rotondo dell’ex forte austriaco Kressich, del 1854. In un primo momento, a dir la verità, si era scelta Punta Salvore, in Istria, per ricordare Nazario Sauro, il tenente di vascello della Regia marina, originario di Capodistria, medaglia d’oro al valor militare. Però Trieste non poteva rimanere senza un faro nuovo, più potente della vecchia lanterna del porto. E poi, pensate: il simbolo della gloria italiana al posto del forte austriaco, emblema a sua volta del dominio e della forza dell’impero degli Asburgo! Più scelta patriottico-simbolica di così….

Quattro anni di lavori, denaro che entra anche grazie alla sottoscrizione degli esuli triestini a New York, e il 24 maggio 1927, alla presenza del Re Vittorio Emanuele III, la cerimonia di inaugurazione con l’accensione del faro.

Sopra la cupola di bronzo, svetta la statua in rame della Vittoria Alata: pesa 7 quintali ed è alta 7 metri e 20 centimetri. Nella mano destra, la corona d’alloro; con quella sinistra, invece, innalza al cielo la fiaccola della vittoria. Trieste è la città della Bora, e infatti le sue ali sono state costruite apposta per non opporre una grande resistenza al vento. L’anima in ferro della Vittoria (o Nike) ha tutto un sistema di spirali e tiranti per cui, di fronte ai refoli più impertinenti, le ali si flettono leggermente. Quanto basta perché non si spezzino. Ma ci sono altre parti ornamentali: in basso, non potete non notare la poderosa figura – in pietra di Orsera anch’essa – del Marinaio ignoto. Ricorda  tutti i marinai caduti in mare nella Prima guerra mondiale. E’ alta 8,60 metri. Sotto la statua, quell’ancora che vedete apparteneva al cacciatorpediniere Audace (la prima nave italiana a entrare nel porto di Trieste,  di fatto la “liberazione” dall’Austria: era il 3 novembre 1918, come detto). Sotto l’ancora, su una grande piastra in pietra, è incisa l’iscrizioneSplendi e ricorda i caduti sul mare”. Ai lati dell’ingresso del Faro, due proiettili della corazzata austriaca Viribus Unitis.

Nelle giornate di cielo terso, dal secondo anello si gode di uno spettacolare panorama sul golfo di Trieste e sul Carso. Se poi venite a Trieste per la “Barcolana”, la regata velica più affollata del Mediterraneo che si tiene ogni anno la seconda domenica di ottobre, allora sappiate che questo è un buon punto di osservazione. Attenzione però: se volete essere presenti giusto giusto alla partenza delle barche, questo è un ottimo posticino. Per questo c’è la coda per salirci! Quindi: o venite con tanto, ma proprio tanto anticipo (e vi fate in ogni caso la coda…), oppure aspettate che si decongestioni e ci salite più tardi! Le fotografie, in ogni caso, vi verranno meravigliosamente!!!

Info utili
Ingresso gratuito
Orario invernale da ottobre a marzo: domenica e festivi 10-15
Orario estivo da aprile a settembre: lunedì chiuso; martedì e venerdì 9-12 e 16-19; mercoledì: 16-19, giovedì 16-19 e sabato 16-19; domenica e festivi 16-19. Ultima visita 10 minuti prima della chiusura. Telefono/fax: 040 410461
Informazioni e prenotazioni per visite guidate: Cooperativa La Collina, tel. 040 8323201 fax 040 816541 (lunedì-venerdì 9-13)
Come arrivare: autobus 42, 44 e 46 (tutti in partenza da piazza Oberdan)

di Donatella Tretjak

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