
Ma quanto è bello passeggiare lungo le strette vie del centro storico di Plasencia! E quanto è bello sostare a godersi il sole sulle panchine di plaza Mayor! Palazzi nobiliari ed edifici sacri a testimoniarne l’antica storia (ancorché non antichissima: la città è stata fondata nel 1187 dal re Alfonso VIII); negozi e mercati che ne confermano il ruolo di punto di riferimento per un territorio vastissimo; bar, taperie e ristoranti che sono il miglior biglietto da visita di questo pezzo di Extremadura, lungo la via de la Plata verso Santiago de Compostela, e delle sue ricchezze. Insomma, ha un carattere bello tosto, Plasencia, un carattere da capoluogo: del resto, si sa, questa città ha sempre sognato di essere la capitale della provincia settentrionale dell’Extremadura, ruolo che invece è stato assegnato a Caceres. Ma Plasencia non si è mai arresa e quel ruolo lo recita anche senza l’ufficialità di un territorio da amministrare: “La capital sin provincia” l’ha definita il poeta e scrittore Miguel de Unamuno, e non è un caso.
E allora lasciamoci avvolgere dalle atmosfere così intimamente spagnole (meglio: extremeñe) di questa città che tutt’oggi conserva pressoché integra la propria cinta muraria, lungo la quale si incontrano ancora 21 delle 71 torri originarie, di questa città che all’interno di quelle mura, oltre le porte splendidamente tenute tiene viva, vivissima la fiammella della propria orgogliosa anima. Una città, inoltre, considerata centrale nei mille aneddoti che caratterizzano il “Trono di spade” spagnolo con le contrapposizioni degli anni Settanta del XV secolo tra due rami della famiglia di Castiglia alla morte di Enrico IV, l’11 dicembre 1474. Per dire: qui, si celebrò il 30 maggio 1475 il matrimonio di Giovanna la Beltraneja (la figlia – legittima? – di Enrico IV) con Alfonso V re del Portogallo (che peraltro era suo zio, essendo fratello della madre, Giovanna del Portogallo, e che pensava così di riuscire a mettere le mani sul resto della penisola iberica), uno dei momenti topici della lotta di successione al trono di Castiglia che vide Giovanna la Beltraneja contrapposta (ma alla fine perdente) alla zia Isabella la Cattolica (che di Enrico IV era invece la sorella).
“Ut placeat Deo et Hominibus” c’è scritto nel simbolo di Plasencia (nome che deriva proprio da quel “placeat”): quanto questa città piaccia a Dio non è possibile verificarlo ma certo è che agli uomini piace. Eccome.
Plaza Mayor
Come tutte le plaza Mayor di Spagna anche questa è il cuore pulsante della città, circondata su tre lati della sua pianta rettangolare dai portici che proteggono negozi e bar e con, sul quarto lato, il municipio. E proprio il municipio (la Casa Consistoral, del XVI secolo) ospita uno dei simboli popolari di Plasencia (anzi: il simbolo!), l’Abuelo Mayorga. Strana vicenda la sua. Il primo nonnino (“abuelo” significa infatti “nonno”) salì sulla torre campanaria a battere le ore nel 1743, praticamente duecento anni dopo la costruzione della torre stessa, e vi rimase fino al 1811 quando fu distrutto dai francesi. Vi tornò poi oltre un secolo più tardi, nel 1936, ma fu per breve tempo. Quello che vediamo ora è lì dal 1972. Negli anni ha comunque assunto un vero e proprio carattere tutto suo, per nulla facile però, anzi vagamente scorbutico: non poco vanitoso (quanto ci tiene all’essere considerato un simbolo della città, lui che marca il ritmo e le ore della vita dei placentinos!), si dice sia particolarmente infastidito dal vociare della piazza nei giorni di mercato, vociare che impedirebbe di apprezzare al meglio la sua arte campanaria… (https://www.vivirextremadura.es/el-abuelo-mayorga-campanero/).
La piazza è il punto di riferimento di ogni passeggiata nel centro storico di Plasencia, offrendo con i suoi bar l’occasione per un momento di riposo, facendo colazione o gustando qualche tapas. Così come la piazza è anche la sede di tutte le manifestazioni popolari che si svolgono in città. Dal mercato settimanale del martedì (che qua si svolge da quasi 850 anni) alla festa del Martes Mayor, che si rinnova ogni anno il primo martedì di agosto (https://www.plasencia.es/web/turismo-plasencia/ocio-y-alrededores/martes-mayor), vero omaggio ai territori circostanti e ai loro prodotti tipici con l’allestimento di un mercato medievale. Dalla Cabalcada de los Reyes della vigilia dell’Epifania (in tutta la Spagna l’appuntamento più atteso dai bambini: sono infatti loro, i Re Magi, a portare i regali ai più piccoli, e nella “Cavalcata” lanciano dai carri caramelle e dolciumi vari) alla processione del Corpus che prende le mosse dalla Cattedrale con la partecipazione delle varie “hermanidades” o “cofradias” cittadine.
La Cattedrale doppia
Passeggiando lungo le vie della città, arriviamo allora alla Cattedrale, anzi a quelle che sono …due cattedrali in una! Alla Cattedrale Vecchia (o Santa Maria, di fronte al palazzo episcopale, del XIII secolo, di fattura tardo romanica e con elementi già gotici: le mode architettoniche all’epoca arrivarono in quest’angolo della penisola iberica un po’ in ritardo…) si innesta infatti, come opera di ampliamento successivo, la Cattedrale Nuova, costruita tra il 1498 e il 1578, dalle linee gotico rinascimentali. Due cattedrali in una, dunque, ciascuna con la propria facciata (affascinante quella “vecchia”, detta del Perdon) con un chiostro “muy precioso” che le mette in comunicazione e, nel museo, opere di indubbio valore a iniziare dalle Nozze di Cana, opera gotico del XVI secolo. Da godersi appieno poi nella Cattedrale Vecchia la Cappella di San Paolo sormontata dalla Torre del Melòn e la Vergine del Perdono e, nella Cattedrale Nuova, le facciate di stile plateresco e la navata centrale con il suo Retablo Mayor del XVII secolo (il retablo è la pala d’altare) nel quale spicca l’immagine in legno de la Virgen del Sagrario (XIII secolo) per non parlare del coro, considerato uno dei migliori della Spagna intera, realizzato in noce.
Di chiesa in chiesa, di convento in convento
Proviamo a tuffarci nei secoli della fondazione di Plasencia… Quale miglior modo, da parte della ricche famiglie locali, per segnare la storia della città appena nata e per sottolineare il proprio prestigio oltre che per esibire la propria ricchezza, che finanziare la costruzione di una chiesa da offrire in dote alla propria “hermanidad”. Ecco allora che passeggiare per Plasencia significa incontrare chiese di grande fascino: sicuramente una delle più belle e importanti è San Nicola (sulla strada che da plaza Mayor conduce a alla Puerta de Coria, dal 1982 riconosciuta come Bene di Interesse Culturale) ma non sono da dimenticare San Martino (del XIII secolo, proprio alle spalle di plaza Mayor: al suo interno ospita un retablo rinascimentale con dipinti di Luis de Morales), San Salvador o Sant’Anna. Sono opere in stile romanico o gotico, alcune delle quali costruire sulla base di quelle che erano costruzioni musulmane.
E poi, i conventi. A differenza di quanto accaduto in Italia, in Spagna molti conventi soprattutto femminili, sono tuttora ospitati nel centro delle città. E’ il caso, a Plasencia, del convento delle Madri Domenicane, che in calle Encarnaciòn, a poche decine di metri da plaza Mayor, hanno anche la loro bottega di dolci: praticamente le suorine nemmeno le si vedono, nascoste come sono dietro la grata, ma i loro biscotti sono deliziosi! Non ospita più le suore invece il convento delle Clarisse: oggi vi ha sede l’Ufficio del Turismo e una sala espositiva dall’attività piuttosto frizzante. E poi, e poi il bellissimo convento di San Domenico (ma noto anche come convento di San Vicente Ferrer), costruito per volontà dei duchi di Plasencia alla fine del XV secolo sui resti di una antica sinagoga, che quindi fu anche sede dell’Università cittadina e che oggi ospita il Parador cittadino (ovvero l’albergo che fa parte della catena statale di strutture ricettive ricavate in edifici storici di grande pregio, quali conventi, appunto, ma anche palazzi nobiliari o castelli: non per tutte le tasche, ma dormirvi anche solo una notte è davvero un’esperienza unica. https://www.parador.es).
A proposito del Parador (che si trova a poche decine di metri dalla chiesa di San Nicola): contigua vi è la chiesa di San Domenico, che dal 2008 ospita l’esposizione permanente dei carri (i “pasos procesionales”) delle diverse confraternite cittadine (le “cofradias”) che partecipano alle processioni della Settimana Santa. Un altro assaggio della profonda (spesso perfino, come dire, ridondante!) religiosità delle genti spagnole.
I palazzi
Se la ricchezza delle famiglie più potenti si esprimeva nella costruzione e nell’arricchimento delle chiese, figurarsi come erano (e tuttora sono) i palazzi nobiliari!
Proprio a due passi dal Parador, ecco dunque, ad esempio, Palacio Mirabel, l’antica residenza dei signori di Plasencia, la cui costruzione iniziò nel XV secolo su terreni che facevano parte del quartiere ebraico (il re Giovanni II aveva concesso la signoria di Plasencia e il titolo nobiliare a Pedro de Zuñiga nel 1442). Un dì dimora della famiglia de Zuñiga, oggi la torre è di proprietà della designer Tamara Falcò, uno dei nomi più noti del jet set spagnolo, figlia del Grande di Spagna Carlos Falcò y Fernandez de Cordoba marchese di Griñon e di Isabel Preysler, la modella filippina che in prime nozze era stata sposata con Julio Iglesias e più tardi si è legata allo scrittore premio Nobel Mario Vargas Llosa. Oppure, dietro alla vicina chiesa di San Nicola, ecco la più antica casa padronale della città, il Palacio de los Monroy o Casa de las Dos Torres, edificio romanico del XIII secolo che nelle sue stanze ospitò tra gli altri anche Fernando il Cattolico. E poi, quello dall’architettura rinascimentale che oggi ospita il Vescovado, di fronte alla facciata della Cattedrale Vecchia, o la vicina Casa del Deàn, sempre nella piazza della Cattedrale, dal caratteristico balcone d’angolo sulle cui colonne in stile corinzio spicca lo scudo della famiglia Paniagua de Loaisia. Dalla parte opposta del centro storico, oltre plaza Mayor, lungo calle Rey, invece si trova la Casa de Las Argollas, palazzo del XV secolo che deve il suo nome al fatto che sulla parete esterna si trovano due anelli di ferro di grandi dimensioni. Ma praticamente tutte le viuzze del centro storico offrono vestigia del passato signorile della città: basta alzare gli occhi…
La tradizione tessile (e non solo)
Non è invece ospitato in un palazzo di pregio, ma merita assolutamente una visita il Museo Etnografico-Texil, non lontano dal vescovado in direzione della Porta de Trujllo, in plazuela Marques de la Puebla: su tre piani, a ingresso gratuito, ospita una collezione di tessuti e anche ceramiche donata da un mecenate placentino, l’uomo d’affari Pedro Pérez Enciso.
Dallo shopping goloso…
Segnatevi questo indirizzo: calle Rua Zapateria, che dalla zona del Parador e di San Nicola sale in plaza Mayor. Ecco, è qui che troverete due veri e propri santuari della golosità extremeña: all’altezza di plaza Ansano si trovano infatti al civico 17 della calle La Casa del Jamon e al civico 15 El Rincon del Jamon. Per il Pinguino il negozio migliore è il primo: straordinario l’assortimento di prosciutti (ovvio) ma non solo, con anche salsicce e formaggi indimenticabili. Il tutto accompagnato dalla gentilezza, dalla professionalità e dalla competenza del personale. (Potete anche farvi spedire a casa un prosciutto oppure ordinarlo direttamente via email: il sito è http://lacasadeljamonplasencia.com.)
…alla tavola
A Plasencia troverete tutti i principali piatti della tradizione extremeña, dalle migas (letteralmente “briciole”: cubettini di pane secco fritti e conditi con peperoni, salsiccia, talvolta uovo, e poi aglio e peperoncino) alla meravigliosa Torta del Casar, un formaggio di pecora, passando per i piatti a base di funghi, non dimenticando certo gli indimenticabili prosciutti e arrivando alle ciliegie: siamo infatti nella valle del Jerte (il fiume sul quale si affaccia la città) e i frutti che arrivano da qua sono a denominazione d’origine protetta. E poi come non parlare del pimenton de la Vera, ovvero la paprika affumicata (i peperoni sono essiccati con legno di quercia) originaria dell’altrettanto vicina valle de la Vera: lo potete trovare piccante, agrodolce e dolce. A proposito di prosciutto e formaggio: l’Extremadura è una regione assai poco densamente abitata, potete viaggiare per decine e decine di chilometri tra boschi di querce senza incontrare altri esseri viventi che maiali, vacche, tori e pecore, che pascolano liberi cibandosi di quel che offre loro la natura del luogo: altro che pastoni industriali! Figurarsi dunque la bontà dei prodotti che poi ci offrono…
A Plasencia il Pinguino ha mangiato, apprezzando particolarmente le diverse portate, alla Casa Juan, in calle Arenillas (laterale che si diparte da calle Rua Zapateria a pochi metri dalla Casa del Jamon sull’altro lato della strada): grande cura nella scelta della materia prima, ottima preparazione, servizio accurato e al tempo stesso dal sapore familiare. Per dormire ha invece scelto (come si sarà capito) il Parador: camere grandi come appartamenti per sentirsi coccolati e poi gli altri ambienti con la sala delle colazioni che è il vecchio refettorio del convento di San Domenico che non dimenticherete facilmente. E c’è anche il parcheggio sotterraneo privato al quale si accede dalla via che costeggia esteriormente le mura della città.
Guido Barella
(Ultime visite a Plasencia nel gennaio 2018 e nel marzo 2019)