Paros, l’eleganza delle Cicladi

(guarda il video di Marcopolo: www.youtube.com/watch?v=kldyiW9mSEI)

La Blue Star vira a sinistra ed entra nella baia. Pochi minuti ancora e il traghetto attraccherà in porto. Il portellone a poppa inizia a scendere, chi deve sbarcare ha già recuperato le valigie e gli zaini, aspetta dietro la catenella. Ed ecco che, appena il portellone è

completamente calato, appoggiato ormai sul molo, Parikià ti appare davanti.

Già, perché il molo è lì, proteso nella baia davanti al centro del capoluogo dell’isola di Paros. Attorno al mulino che del paese è uno dei simboli, è il caos, quel caos straordinariamente greco che si rinnova a ogni arrivo di un traghetto su qualsiasi isola. Auto che vanno, che vengono e che parcheggiano in ogni fazzoletto libero, turisti a piedi che si guardano attorno per iniziare a orientarsi, isolani che abbracciano i parenti appena sbarcati o in procinto di partire, albergatori o noleggiatori di auto e scooter che aspettano i viaggiatori o cercano nuovi clienti. Dura tutto meno di cinque minuti. Poi, la vita del paese ritorna a scorrere paciosa come sempre.

Ecco dunque Paros, Cicladi. Diciamolo subito, un’isola pressoché perfetta per il Pinguino. Non è né grande come Naxos (la sua superficie – 196 chilometri quadrati racchiusi in 118,5 chilometri di costa – è poco meno della metà della dirimpettaia), ma è comunque la terza per grandezza delle Cicladi. E’ ricca di tutti i servizi (compreso un piccolo pronto soccorso). E’ tutto sommato vicina (quattro ore di nave dal Pireo - sono 90 miglia nautiche -, al massimo un’oretta da Mykonos, ancor meno da Naxos. E in aereo ci si mette mezza giornata da qualsiasi città italiana). Eppure, grazie al cielo, resta comunque lontana, meglio: “scomoda”, per i viaggi organizzati dai tour operator (l’aeroporto c’è ma al momento arrivano solo i voli nazionali e non più di un paio di piccoli charter alla settimana: leggi questo post http://www.ilpinguinoviaggiatore.it/2013/10/laeroporto-di-paros-che-storia/). Ed è, lungo i suoi 120 chilometri di costa, ricca di spiagge dagli scorci indimenticabili. Ma anche di angoli dell’interno capaci di strappare il cuore. Certo, non si vive la movida di una Mykonos, ma chi lo ha detto che questo sia un difetto? E comunque, purtroppo…, la musica sta iniziando a diffondersi sempre più tra gli ombrelloni pure qui. Ma ci arriveremo.

Il capoluogo: Parikià

In piena estate Parikià vive il suo periodo di massimo affollamento e non è certo un’oasi di pace e silenzio come una Schinoussa o una Iraklià… Ma anche il “casino” agostano, a Paros, resta assolutamente vivibile, ben lontano e soprattutto ben diverso da quello anche di altre isole greche. Se poi invece avete la fortuna di poter programmare la vacanza a giugno o a settembre, beh, allora vi potete godere l’isola in tutta serenità, perdendovi tra le viuzze dei paesini, rilassandovi ai tavolini di un bar con in mano un frappè (quel beverone al nescaffè che in Grecia trovi ovunque e che chissà perché non è mai sbarcato in Italia: leggi qua http://www.ilpinguinoviaggiatore.it/un-frappe-ed-e-subito-grecia/) o lasciandovi coccolare dai dolci dei panifici.

Paroikià, con il suo dedalo di viuzze lungo le quali si inseguono le abitazioni a “cubotti” bianchi per salire al Castro, il Castello, lungo i canali che scendono dalla collina (sempre assolutamente asciutti: ormai sono strade) o nelle due centralissime Market street per infine arrivare al lungomare, offre passeggiate serali piacevolissime e anche, diciamolo, bei negozi per lo shopping vacanziero, ma non solo: già, perché non mancano anche le vecchie botteghe pariote e sono assolutamente deliziose.

Passeggiate, shopping. E cultura. Perché a Parikià non si può non sostare alla Ekatontapilianì, la Chiesa delle cento porte (in realtà però non ce ne sono così tante!). La i) trovate appena fuori dal centro storico, al limite “interno” della grande e trafficata piazza-rotonda vicina al mulino. Oggi è uno dei templi ortodossi più importanti dell’intera Grecia insulare, meta di pellegrinaggi da tutto l’Egeo e attorno alla sua costruzione è legata una leggenda che dice molto sul suo valore: secondo quanto tramandato da alcuni testi, la Ekatontapiliani venne infatti progettata – siamo nel VI secolo: la chiesa venne però poi “ammodernata” dopo un terremoto nell’VIII secolo – dallo stesso architetto di Santa Sofia a Costantinopoli, Isidoro di Mileto, che lasciò poi la supervisione dei lavori al suo dicepolo Ignazio. Ebbene, a costruzione ultimata, Isidoro, geloso per l’ottimo lavoro svolto dall’allievo, lo avrebbe aggredito sul tetto della chiesa e lo scontro sarebbe finito tragicamente: entrambi caddero, sfracellandosi al suolo. Una scena rievocata alla base di due colonne che si trovano nel giardino di sinistra della chiesa, con Isidoro che si tira la barba in segno di pentimento e Ignazio che si tiene la testa rotta. La chiesa è aperta tutti i giorni dalle 7 alle 24 (ma attenzione: dipende molto dalla stagione) e ospita anche un piccolo Museo dell’arte bizantina, aperto dalle 10 alle 22 (ingresso 1,50 euro).

Se la Ekatontapiliani è il monumento di maggior pregio dell’intera isola, una visita – se siete appassionati – la merita anche il vicino, piccolo Museo archeologico aperto dalle 8.20 alle 14.30 (chiuso il lunedì e le feste nazionali, ma verificate gli orari).

In mezzo al paesino, poi, i resti del vecchio Castro veneziano. Non aspettatevi chissà che, di fatto ormai vedrete solo un paio di lati delle antiche mura: molto più bella, affacciata sulla baia, la chiesa di Agia Eleni, Sant’Elena.

Le due Market street sono certo le vie sempre più affollate (a piedi, comunque: l’intero centro storico è interdetto alle auto, che peraltro nemmeno ci passerebbero!), ma piacevolissimo è comunque perdersi tra i vicoletti che si aprono qua e là, spesso anche poi tornando sulla via principale. Si entra così nella vita di tutti i giorni dei pariani, anche perché in centro sono pochissimi gli alberghi. Più numerosi invece i ristoranti, spesso ospitati in grandi corti interne: ne riparleremo. Passeggiando sul lungomare verso sud si arriva a un mulino, oggi bar, in splendida posizione sulla baia. Verso nord, invece, sempre sul lungomare, si arriva alla zona degli alberghi. Ma sulla destra (poco dopo un supermercato che al piano superiore ospita gli uffici della Guardia costiera) si noterà anche un minuscolo sito archeologico, l’antico cimitero.

Ed ecco Nàussa

Osservando la carta geografica dell’isola, la baia di Nàussa si presenta come la porta d’accesso di Paros da nord, anche se in realtà al suo porticciolo vi approdano solo i pescherecci dei paesani o, in stagione, nel marina, le barche a vela o gli yacht dei turisti, e nel golfo vi getta l’ancora qualche nave da crociera perché la più ampia baia di Parikià – più a sud – le ha rubato la scena, forte del suo essere capoluogo. Resta però, Nàussa, situata 10 km più a nord, un centro straordinariamente vivo e vivace, circondato tra l’altro da una lunga serie di spiagge assolutamente deliziose, sia di fronte, ovvero sul versante occidentale della baia, sia alle spalle, e quindi sul lato di costa che guarda Naxos. E, arrivandovi da Parikià, fermatevi al convento Logovardas, che vedrete sulla vostra destra (ci sono le indicazioni sulla strada): è visitabile dalle 10 alle 13 e dalle 18 alle 20 (verificate!), ma, attenzione, solo dagli uomini e solo se vestiti adeguatamente: no dunque a canottiere e calzoni corti.

Naoussa, dunque. Il paesino ha conservato – al di là dell’aspetto modaiolo che assume in estate e che ne fa la meta preferita dai giovani – una sua anima popolare, da borgo di pescatori quale è e lo ha fatto con eleganza con il porto, il delizioso mandracchio veneziano cinto da un muretto che porta alle rovine di una fortezza, d’epoca veneziana anch’essa, le chiesette che sbucano qua e là nei vicoli, la grande chiesa della Panagia che domina la baia tutta, la piazzetta interna al limitare del centro con la chiesa di Pantànassa e i vicini museo etnografico (piccolo e delizioso, sul lato della piazza verso la via di circonvallazione dove si parcheggiano le auto) e del folclore, situato invece leggermente a monte della piazza (ma quest’ultimo noi l’abbiamo sempre trovato chiuso!).

Se poi si ha la fortuna di essere da queste parti in occasione di una delle due grandi feste estive guai a perderle. Il 2 luglio infatti si celebra l’annuale Festa del vino e del pesce mentre la seconda – di regola il 23 agosto, ma verificate – ricorda la Lotta contro i turchi: in un’atmosfera assolutamente coinvolgente, tra fuochi accesi in riva al mare e il roteare di fiaccole da parte dei giovani che entrano nel porto sulle barche nel buio della notte, si assiste, su un palco allestito nell’area davanti al porto, alla rievocazione della ribellione dei pariani contro i turchi occupatori guidati dal pirata Barbarossa.

Gli altri centri sull’isola

Se Parikià e Naoussa sono i centri principali dell’isola, lungo la costa (e all’interno) sorgono numerosi altri villaggi, alcuni dei quali peraltro vivono davvero soltanto in estate.

E allora ecco un tour lungo la costa dell’isola in senso antiorario, ricordando che le distanze e le asperità da superare sono tali che per i più sportivi è sufficiente noleggiare uno scooter (ma se si è in due meglio sia un 150 di cilindrata) altrimenti una piccola utilitaria va benissimo (possiamo suggerirvi l’Autoparos Car rental, di Ioannis Bourelis, telefono 0030-22840-24003, mail bourelis@autoparos.gr, parla anche italiano. oppure, per gli scooter, John Latsos, 0030-697-4456594).

Partendo verso Sud da Parikià, dopo appena una manciata di chilometri, sulla sinistra le frecce indicano la Valle del Farfalle, una meta non imperdibile, ma per i bamini diventa una gita curiosa.  La strada sale sulle pendici del monte Profetas Ilias raggiungendo anche un bel monastero, il moni Christou tou Dasous: la vista da quassù è spettacolare, a destra si domina la baia di Parikià, mentre di fronte e a sinistra si abbraccia tutta Antiparos (http://www.ilpinguinoviaggiatore.it/2011/12/antiparos-anti-doto-allo-stress/). E proprio lì sotto, a Punda, si prende il traghettino per Antiparos mentre le spiagge che si sviluppano qua sotto sono il paradiso dei surfisti e dei kiters. Ma torniamo sulla strada principale che corre tutt’attorno all’isola. Proprio all’altezza del vecchio aeroporto, a sinistra troverete le indicazioni per una singolare area espositiva: il signor Benetos Skiadas (mpenetos@gmail.com, telefono 0030-22840-91391/91127; mobile 0030-697-2246291), ha infatti realizzato nel grande giardino di casa una sorta di Cicladi in miniatura http://www.benetos-skiadas-folkartist-paros-gr.com/ oltre a una collezione di navi in miniatura costruite da lui stesso. Il signor Skiadas è un pescatore in pensione e qua dentro ha messo tutta la sua passione per la terra in cui vive, per il mare che la circonda e per il lavoro fatto con le proprie. Il risultato può sembrare in qualche momento un po’ ingenuo ma è sicuramente interessante e curioso e vale la pena visitarlo: dal primo maggio al 30 settembre è aperto tutti i giorni dalle 9.30 alle 14.

Ed è così che si arriva ad Alykì, sulla costa meridionale dell’isola: nasce come borgo di pescatori e i porticcioli che si trovano lungo la sua costa lo testimoniano, ma è diventato ormai un (tranquillo) paese di seconde case e di taverne la cui specialità è il pesce. Tre chilometri all’interno ospita poi un altro “moni”, questa volta femminile, il convento di clausura di Agioi Theodhori le cui suore si mantengono tessendo lavori su commissione. E vivono, va aggiunto, in un luogo con una vista assolutamente da favola: salite fin lì a rifatevi gli occhi, anche se non potrete mettere piede all’interno del convento. Una curiosità: le monache seguono il calendario medievale ortodosso (ovvero il calendario giuliano) e non quello gregoriano.

Superata la punta meridionale dell’isola, la strada risale quindi costeggiando la costa orientale, che guarda a Naxos. Si susseguono numerose spiagge (delle quali parliamo fra un po’) fino ad arrivare praticamente a metà dell’isola dove si incontrano alcuni paesini davvero carini, da visitare. Il principale è Màrpissa, a una manciata di chilometri dalla costa, raccolto attorno a un colle. Il consiglio è di lasciare la macchina lungo la (brutta) “circonvallazione”, magari nei pressi dei tre mulini situati vicino alla fermata dei pullman. Come in mille altri paesini greci l’ideale è a questo punto immergersi tra le viuzze che si rincorrono tra le piazzette. Ma una sosta la merita il piccolo Museo del folklore aperto in estate dalle 11 alle 14 e dalle 18 alle 22 (giorno di riposo il martedì) dove troverete un ragazzo del paese che vi illustrerà con grande passione gli oggetti conservati. Proseguendo poi la passeggiata si arriva in cima al colle dove si trova una chiesa e il centro civico. Dalla piazzetta con i tre mulini, poi, si raggiunte la chiesetta di Sant’Antonio, che vedrete in alto di fronte a voi (attenzione però, guidate con prudenza: la stradina che si arrampica è davvero stretta).    

Straordinariamente delizioso è poi un altro villaggio vicino, assolutamente sconosciuto ai turisti anche perché non si trova direttamente sulla via delle spiagge: si chiama Pròdromos ed è abbacinante nel suo biancore rotto soltanto dall’esplosione di colori delle bouganvillee. Proprio una “chicca” dove fermarsi a passeggiare e a riposare. A un passo poi il terzo villaggio dell’interno, Marmara, mentre affacciato sul mare ecco il porto di questo angolo di Paros, Piso Livadi: un tempo era semplicemente il punto di ancoraggio delle imbarcazioni dei pescatori che vivevano nell’interno mentre negli ultimi anni è diventato anche un centro di villeggiatura. Le abitazioni che incontrate sono quindi quasi tutte alberghi o case di vacanza mentre dal suo porticciolo partono le imbarcazioni per le gettonatissime gite giornaliere verso le Piccole Cicladi o per Mykonos, Santorini o Amorgos.

Una volta giunti a questo punto della costa orientale di Paros si può scegliere: proseguendo verso nord si arriverà a Nàussa (e quindi alle spiagge della zona di Santa Maria a est e di Kolibithres verso ovest) magari facendo una piccola deviazione per toccare Ambelàs, paesino che peraltro non ha molto da dire, se non per le taverne affacciate sul mare con la vista su Naxos.

La vera alternativa al procedere verso nord è dunque girare a sinistra: il primo paese che si raggiunge è così Lèfkes, il più grande dell’entroterra (oggi ha circa 900 abitanti), un tempo il capoluogo dell’isola. Lèfkes è la “porta” per capire l’isola, per “entrare” nello spirito di Paros. Si lascia l’auto (o il motorino) nel parcheggio e si scende nella piazza e già il vociare dei bambini ti immerge nella vita quotidiana della comunità. E così si scende lungo lo stradina pedonale sulla destra della piazza e tra qualche negozietto e un ristorantino arrivi giù, nella piazzetta dove di fronte trovi il kafeneion classicheggiante con la sua bella facciata color ocra ornata di blu. E poi da lì, verso sinistra, ci si getta alla ricerca della grande parrocchiale, Agia Triada (Santa Trinità), passeggiando tra questi vicoletti di grandi pietre levigate, pietre i cui bordi sono dipinti di bianco dagli abitanti. Passeggiare la sera o nel tardo pomeriggio al ritorno dalla spiaggia tra le viuzze pedonali di questo paesino è insomma non solo piacevole ma straordinariamente coinvolgente. A proposito, se capitate da queste parti il sabato successivo al Ferragosto verrete travolti da una festa che arriva fino all’alba tra specialità culinarie, balli e mille brindisi!

Risalendo quindi per tornare a Parikia, sulla destra della strada, adagiato sul versante della montagna c’è poi Kòstos: è sicuramente più “timido” rispetto alla vicina Lèfkes, è molto meno visitato dai turisti, eppure anche questo villaggio ha una sua anima e una sosta nella piazzetta offre riposo e tranquillità. E ancora, scendendo verso la costa occidentale, si trova Marathi, un pugno di case lungo la strada: prima di arrivare al paese, però, sulla sinistra in corrispondenza di una curva a destra, ecco le miniere, introdotte dal viottolo pavimentato proprio con il marmo che da lì si estrae: non sono custodite, a proteggerle non c’è praticamente nulla e per visitarle (oltre a un paio di scarpe adeguate) è necessaria una torcia. All’ingresso, sulla sinistra, protetta da un’inferriata mezza (anzi, totalmente…) arrugginita si trova un piccolo rilievo ellenistico con rappresentati il dio Pan e diverse ninfe. Il marmo estratto da questa montagna era considerato nell’antichità il più prezioso del mondo intero per la sua straordinaria trasparenza (in esso è stata scolpita la Nike di Samotracia oggi esposta al Louvre e con esso è stata realizzata anche la tomba di Napoleone) e i pariani hanno insegnato il mestiere di marmisti a tutti i greci, mestiere che hanno esercitato sin dal terzo millennio avanti Cristo (sull’isola oggi opera l’associazione no profit Paros Ancient Marble Ancient Park che organizza visite guidate alle cave e altri eventi: la trovatre su Facebook). Scendendo verso Parikià, ma sulla destra, è poi facile notare un ponticello antico, risalente all’epoca bizantina. L’isola era attraversata infatti da quella che ancora oggi è nota come la “Via Bizantina” e il consiglio è quello di percorrerne almeno un tratto, ad esempio da Lèfkes a Pròdromos per una “passeggiata” di un’ora e un quarto circa (se si lascia il proprio mezzo a Lèfkes non sarà poi difficile tornare a riprenderlo usando un pullman). Si tratta di un facile sentiero lastricato in pietre che offre nel suo secondo tratto – dopo aver attraversato un antico ponticello – una meravigliosa vista della costa orientale arrivando a Pròdromos, il paesino bianco e tranquillo adagiato ai piedi del rilievo centrale dell’isola. Da lì poi si può proseguire ancora a piedi fino a Màrpissa.

In spiaggia

Ma andiamo in spiaggia: in fondo, se siamo venuti a Paros è stato proprio per godere, soprattutto, del suo mare e delle sue spiagge che offrono tutte un ingresso in acqua molto dolce, decisamente l’ideale anche per i bambini.

E iniziamo da Parikià. La spiaggia principale del capoluogo è Livàdia, a nord del porto, verso il cuore della baia. Spiaggia attrezzata, diciamo che se il giorno dell’arrivo avete ancora qualche ora di sole è l’ideale per prendere confidenza con il mare pariota: non mancano i tratti attrezzati, con ombrelloni e sdraio, normalmente gratuiti se si prende qualcosa al bar. Il più bello (e grande) è il Tango Mar, mentre è sportivo lo spirito alla spiaggia gestita dal Circolo Nautico. La spiaggia più bella vicino a Parikià è però qualche chilometro più in là seguendo l’arco della baia: Kriòs (o Kriò). Nell’area gestita dal bar-ristorante Arodo due file di ombrelloni (abbastanza fitti, purtroppo). La taverna ha i tavoli sul moletto che si protende nel mare. Mare qua è splendido, scende docilmente e per gli amanti dello snorkeling è una pacchia già a poche bracciate dalla riva, soprattutto se nuotate verso sinistra.

Se non avete un mezzo di locomozione non preoccupatevi, non è necessario farsela a piedi (e comunque da Parikià c’è un sentiero che ci arriva). Dalle 10 alle 19 infatti dal lato a destra del molo principale del capoluogo parte un barchino che svolge il servizio-spiagge. Oltre che a Krios arriva fino a Martselo, la spiaggia successiva, ben più lunga e più larga, oltre che attrezzata alle cui spalle sta però sorgendo un grosso complesso alberghiero. Bella è bella, per carità, ma noi preferiamo la più piccolina Krios, sebbene ci sia il pericolo, in alta stagione, di trovarla tutta occupata sin dal primo mattino.

Se siete a Parikià, ma verso sud rispetto al porto, subito prima del porticciolo di Bundaràki troverete un’altra spiaggia, in parte attrezzata in parte libera: è la spiaggia dei parikiani e offre, analisi alla mano, acque tra le più pulite di tutta l’isola,anche se con quale roccia a rendere un po’ disagevole l’ingresso in mare.

Ancora più ricca di spiagge è la parte settentrionale dell’isola, quella che fa riferimento a Naoussa. Arrivando da Parikià vi consigliamo di girare a sinistra per costeggiare la baia in direzione di Agios Ioannis (San Giovanni). La prima spiaggia che troverete è Lìmnes, gestita dalla taverna che vi si affaccia. Ma andate oltre. Perché è Kolibìthres, ovvero la spiaggia che troverete qualche centinaio di metri oltre, uno degli angoli più belli dell’intera isola. In realtà a Kolibìthres le spiagge sono tre: la più bella è quella centrale e non potete sbagliare perché è quella chiusa ai lati da rocce che il vento nel corso dei secoli ha modellato creando vere e proprie sculture di arte moderna. Di fronte avrete Nàussa, ma quella che si apre ai vostri piedi è una “piscina” e le numerose rocce che affondano nel mare assicurano anche la presenza di una ricca fauna ittica. Insomma, tanti, tanti pesciotti che si lasciano osservare e rincorrere. Sia la spiaggia centrale (lo ripetiamo, la più bella) sia quelle ai lati sono attrezzate e con taverne alle spalle oltre che dotate di ampi parcheggi. A Kolibithres arriva anche la barca che fa servizio spiagge partendo da Naoussa e che quindi tocca anche la grande e bella spiaggia di Katholiko (nota anche come Monastiri), a sua volta affacciata su una baia nella baia, quella di San Giovanni. (Il barchino fa il primo viaggio da Naoussa alle 10 e l’ultimo alle 17.30, ritorno dalle 10.15 alle 18.30). La spiaggia di Katholiko (che via terra raggiungerete dopo aver attraversato anche un cantiere nautico) si trova all’ombra di un monastero proprio al centro di un parco naturale particolarmente curato, Parko Paros. Vicino al bar si trova anche un’arena dove nel corso dell’estate sono ospitati spettacoli e concerti e da lì si diparte una ragnatela di sentieri facili facili: la passeggiata più bella è sicuramente quella che conduce al faro, 25 minuti in tutto, assolutamente consigliata, lungo inizialmente il sentiero 2 e quindi il sentiero 1. Un problema? La musica! Sia a Kolibithres che a Monastìri si sta iniziando a esagerare con il volume (così come si sta iniziando a esagerare con il prezzo di ombrelloni e lettini)

Il lato orientale del “corno” che va a formare la baia di Naoussa trova le sue spiagge invece sul versante esterno, quello che guarda verso Naxos. Sicuramente la più bella – anzi: concorre per salire sul podio delle spiagge dell’isola tutta – è quella chiamata Mikri Santa Maria, Piccola Santa Maria (attrezzata e anzi diventata negli anni decisamente cara, con taverne alle spalle) mentre la Santa Maria, poco più a sud, è invece più grande e più “casinara”. Sulla punta del “cornetto”, oltre la Piccola Santa Maria, la selvaggia spiaggia Zeulogiannis. Sul lato interno della penisoletta invece invece la spiaggia di Làngeri, celebre per avere uno spazio naturista molto frequentato, 

E ora andiamo alla scoperta delle altre spiagge dell’isola. Partiamo da Parikià e viaggiamo in senso antiorario. Appena partiti, buttandoci sulla destra dopo pochissimi chilometri dal capoluogo, troviamo la spiaggia Delfini. Più grande la spiaggia di Parasporos che si raggiunge proseguendo per qualche centinaio di metri: è anch’essa con sabbia, è attrezzata con taverne e bar ma è sufficiente ampia da fare in modo che gli ombrelloni non siano così fitti e c’è anche spazio libero a volontà all’ombra degli alberi. Spettacolare è poi la spiaggia di fascino caraibico di Agia Irini (Santa Irene), all’ombra di tamerici e palme, la cui parte più settentrionale è la favorita dalle famiglie. E anche qui non mancano taverne.

Ricordato che le spiagge a sud dell’approdo dei traghetti per Antiparos (Punda, una delle due Punda dell’isola, tanto per incasinare il turista…) sono il paradiso dei surfer e dei kiter, scendiamo ancora e arriviamo ad Alykì, dove le strisce affacciate sul mare – qua soprattutto di sassolini – sono cinte dagli alberi: la più nota è forse Farangas, ma sono tutte belle.

Toccato il fondo dell’isola (per carità, nel senso solo geografico, ci mancherebbe!!!) risaliamo lungo il versante orientale. Saranno numerose le spiagge che si incontrano. Una stradina sulla destra lascia la via principale per scendere a Tripitì e a Glifà beach, selvagge e cinte dalle tamerici. Proseguendo verso nord sono numerose le spiagge simili: Lolandonis (tra le più belle in assoluto), Drios, Budari. Fino ad arrivare alla cosiddetta Golden beach (Chrissi Aktì): lungo la strada che vi arriva dalla via principale sorge qualche albergo e l’arenile è attrezzato. Non manca anche un club di wind surf. E’ bella e grande, e gli ombrelloni non sono affatto fissi. Insomma, si respira.

Risalendo ancora ecco che si arriva alla spiaggia-discoteca dell’isola, Punda (omonima di quella dalla quale – sul versante opposto – partono i traghettini per Antiparos). Musica a palla, ombrelloni, spesso la sera dj ospiti per animare la notte: se piace il genere…

Quindi, Logaras è la spiaggia di Piso Livadi mentre risalendo ancora, percorrendo spesso strade bianche superpolverose che si avvicinano al mare tra campi coltivati e canneti, si arriva alla bellissima Molos beach inserita nel network Natura 2000 (con la vicina Kalogeros è all’ombra settentrionale dell’altura di Sant’Antonio) e poi a a Tsoukalia e Glifada. Tutte spiagge queste sufficientemente selvagge, senza quindi ombrelloni nè altri servizi, ma molto lunghe. Se le giornate sono ventose, poi, qua il mare diventa imperioso e forte. Sono, di fatto, anche le ultime spiagge che si incontrano prima di arrivare alla penisola di Santa Maria a Nàussa, anche se pure ad Ambelas si trova una piccola spiaggia, che però non è nulla di particolare. Non ci sono invece spiagge in quanto la costa è scoscesa sul lato occidentale dell’isola tra la penisola di San Giovanni e la baia di Parikià.

 A cena

Parikià, Nàussa, Lèfkes. La geografia della tavola sull’isola si riassume sostanzialmente attorno ai tre centri principali, anche se poi, ovviamente, taverne nelle quali si mangia mediamente bene e spendendo mediamente in maniera ragionevole non mancano in tutto il resto dell’isola.

Parikià è il centro principale, il paese più grande e allora iniziamo da qua. In centro ci sono almeno tre indirizzi interessanti. tra i ristoranti migliori – perché in questi casi parliamo di veri e propri ristoranti, tutti ospitati nelle corti interne di quelle che erano le case più ricche dell’isola – c’è il Dionysos garden restaurant (aperto solo a cena, lungo la Market street: telefono 0030-22840-25194): ai tavoli Antonis Kalantzis e la moglie Eleni (ovvero i proprietari). Un locale di livello che ha però saputo mantenere un clima più che cordiale, direi quasi familiare: ottimo il risotto ai frutti di mare, interessante la scelta dei vini. La corte è molto ampia e i tavoli sono disposti in maniera tale da preservare in maniera sufficiente la privacy a dispetto magari di qualche coperto in più e quindi della possibilità di incassare anche di più. Molto apprezzato anche l’Apollon (un po’ più difficile da trovare: nel centro storico, lungo il tratto di Market street che corre parallelo al lungo mare verso sud rispetto al porto. Ma ci sono numerose tabelle che lo indicano. Telefono 0030-22840-21875; sito internet www.apollongarden.gr; mail info@apolllongarden.gr). Anche in questo caso ci si ritrova in una grande corte interna: la qualità delle portate non si discute ma certo non è un posto tranquillo, con i suoi numerosi coperti e il fatto di essere costantemente molto, molto affollato. Vicino all’Apollon, su una terrazza affacciata su questo “corno” della Market street, c’è poi l’Henry G: la gestione precedente (Franca Skala) offriva una cucina piacevole, ma l’attuale è ancora migliore grazie allo chef greco-corso Henry Emmanuel Guibert che ha portato il ristorante al top gastronomico dell’isola: i tavoli non sono molti, meglio prenotare al numero 0030-22840-24407. Molto interessante è anche l’esperienza che si vive da Stou Fred (16, Alezandrou Mavrou Street) con la cucina fusion dello chef Fred, uno dei nomi della cucina francese più noti al grande pubblico anche le trasmissioni tv che conduce: obbligatoria la prenotazione con largo anticipo al numero 0030-697-0448763. Allontanandosi dal centro, verso Livàdia, troverete il Trata, ristorante di pesce decisamente molto buono (e con prezzi abbordabili): fuori stagione, quando cioè ha più tempo libero, è lo stesso proprietario (da oltre vent’anni alla guida del locale) che va a pesca e la sera mette in tavola il pescato della giornata, altrimenti nemmeno apre. Più garanzia di freschezza di così! In estate ovviamente non ha il tempo di uscire, ma i suoi fornitori sono i pescatori dell’isola. A Livadia poi si incontra l’Ephessus, che contamina la tradizione greca con quella anatolica: qua si mangiano le migliori salsicce (loukanika) dell’isola ma anche lo spiedino di agnello è da provare. Particolare non da poco: l’Ephessus è aperto tutto l’anno. Questi, i ristoranti. Volete invece mangiare il miglior souvlaki dell’isola? Beh, non potete non fermarvi al locale To souvlaki tou Pepè sul lungomare verso Livadi, subito dopo il piccolo sito archeologico (anch’esso aperto tutto l’anno, fa anche servizio take away). Avete invece nostalgia di pappa di casa? Non potete non scegliere Bacco (prenotazioni, consigliatissime in alta stagione, al numero 0030-690-6714016 o al numero italiano 338-7218533) sul lungomare che la sera è isola pedonale a sud del porto, baciati dal tramonto: cuoco e intera gestione italianissimi, con un menu giustamente molto, molto apprezzato premiatissimo dalle recentisioni che trovate in internet. Se invece desiderate una pizza davvero molto buona, il nome da ricordare, nel centro di Parikià (via Michail Crispi 9) è Cuore Rosso, pizzeria doc gestita da Chiara e Martino (telefono 0030-22840-22920)!

Anche a Nàaussa non c’è che l’imbarazzo della scelta. Noi però abbiamo una vera e propria passione per il Moskonas, sull’angolo del vecchio mandracchio (telefono 0030-22840-51623), aperto anche fuori stagione. E’ il più piccolo tra i ristoranti della zona: noi non siamo mai rimasti delusi dalla qualità del pesce né dal prezzo mentre la simpatia del proprietario è fuori discussione. Certo, a qualcuno potrebbe dare fastidio invece il gran casino: i tavolini sono pochi e incastrati uno nell’altro o quasi, ma non è che negli altri ristoranti della zona sia meglio! Interessante poi l’Open Garden con cucina greca presentata con grande delicatezza e interessante scelta dei vini: in cucina la proprietaria, Elda, una signora greco-belga. E dopo cena il consiglio è un gelato (italianissimo) nella gelateria Scream di Arianna Pulejo affacciata sul porto.

A Lèfkes invece il nostro punto di riferimento è il Klarinos, il ristorante di Andreas Ragoussis che si affaccia sulla piazza con una grande terrazza al piano superiore: qui, grande protagonista è la carne, il vino rosato della casa è consigliatissimo e sempre buono è il rapporto qualità prezzo. Sulla strada per Lèfkes, arrivando da Parikià, troverete la taverna Marathi: si trova al termine dell’abitato, sulla sinistra ben indicato da alcuni cartelli. La taverna è aperta tutto l’anno (ma fuori stagione non tutti i giorni). Una volta la settimana offre la serata con musica tradizionale, abitualmente il venerdì, ma verificate. Poi, prima di arrivare a Lefkes, a Kòstos, ecco proprio nel centro del paese su un grande spazio tra gli alberi, la taverna Gliko Lemoni dove sarete accolti dalla gentilezza e dalla squisita ospitalità di Lucia che gestisce questo locale dal 2019: a tavola poi l’agnello è assolutamente eccezionale. Spesso poi si cena accompagnati dalla musica di alcuni suonatori locali.

Ad Alykì, infine, tra i numerosi ristorantini affacciati sul molo ci teniamo a segnalare To Mouragio: assolutamente imperdibili sono i ricci di mare che, a differenza di altri locali sull’isola, qua troverete praticamente sempre. E i prezzi sono abbordabili.

Se a Pròdromos non potete non fermarvi da Tsitsanis, sulla piazzetta dalla quale si accede al paesino (una delle più tradizionali taverne pariane, in servizio tutto l’anno), nella vicina Marpissa tappa d’obbligo è Karoula, la taverna sotto gli alberi al centro del paese che, oltre a un’atmosfera assolutamente unica, offre specialità difficile da trovare altrove quali frattaglie, cervella e spiedini di agnello e di capra. Infine, su questo versante dell’isola l’appuntamento italiano (anzi: napoletano!) è da Buon Vento: si raggiunge percorrendo un viottolo che si diparte sulla sinistra scendendo da Marpissa verso Drios.  

Lo shopping

No, non siamo a Mykonos: a Paros non si viene certo per lo shopping, però durante le vostre passeggiate guardatevi attorno. Qualcosa di carino lo trovate sicuramente perché molti sono i negozi comunque di qualità. Imboccando la via che porta in Market street, sulla sinistra ecco Ragoussis, l’antica panetteria dell’isola (ha una sede anche sulla strada per Naoussa, nella stessa Nàussa e un’altra ad Antiparos). Ebbene, definirla panetteria è dire poco: innumerevoli i dolcetti, le pite dolci e salate, i panini e i sandwich offerti (uno sballo quelli al salmone) e buone anche le pizze (comprese quelle a barchetta): come dire che se avete il problema di risolvere il pranzo con qualcosa di veloce da mangiare in spiaggia, questo è il posto ideale per gli acquisti! (A proposito, vi serve un po’ di frutta o qualche verdura? Nella piazzetta-rotonda alle spalle del molo dei traghetti, dietro la chiesetta, quotidianamente trovate i contadini dell’isola che vendono i loro prodotti: qualità garantita e prezzi davvero stracciati).

Pochi metri oltre, sull’altro lato della strada, un altro negozietto da visitare con calma è Yria: servizi di piatti di grande gusto dedicati ai temi più squisitamente greci, oggetti realizzati con lo splendido marmo pariota, idee originali per un regalo… Proseguendo quindi diritti (via Kortianou), sulla destra incontrerete il negozio dedicato agli oggetti realizzati con il legno d’ulivo. Niente di particolarmente unico (è un franchising che trovate in varie isole) ma gli oggetti sono proprio carini: con le sue nervature, il legno è bellissimo, vivo. Sempre su questo lato della strada si trova (o fiorse di dovrebbe dire si trovava: da alcuni anni è stato chiuso causa Covid, si dice: riaprirà?) uno dei più tipici negozi locali, praticamente una drogheria (o dovremmo definirlo un bazar?) nella quale è possibile trovare di tutto, e un ampio campione di questo tutto è appeso anche all’esterno: si chiama(va) Pantapaleion O Diplos dei fratelli Karalambous e il minino era dedicargli una fotografia (anche se il titolare non ama troppo essere fotografato: è però un supertifoso del Panathinaikos, e facendo leva sulla sua passione sportiva…).  Un negozio simile ma certo molto più elegantino lo trovate anche all’inizio di questo “corno” della Market street, quello che dopo il negozio dei piatti e dei “marmini” si imbocca proseguendo dritti (la precedente sede, a pochi metri di distanza, era comparsa anche in una scena di “Immaturi. Il viaggio”, il film che è ambientato e girato proprio a Paros nel 2012). E poi numerosi sono i negozi di abbigliamento (a fine stagione è possibile anche fare qualche buon affare con i saldi) oltre ai laboratori che realizzano i sandali di cuoio: da segnalare “To Sandali”, lo riconoscete perché, lungo la Market street parallela al lungo mare, è quello con l’artigiano (il signor Antonis) che lavora su un banchetto all’esterno, direttamente in strada. Prezzi ottimi, qualità assicurata (e sperimentata). In tema di dolcezze da gustare, negli ultimi anni sulla “Periferiakì“, la “tangenziale” del capoluogo, Emanuel e la moglie Celine hanno aperto un panificio pasticceria francese, La Baguette: provatelo e assaggiate soprattutto i suoi croissant assolutamente da sogno,ma anche i suoi panini. Sull’incrocio tra la stessa “Periferiakì” e la strada che porta a Nàussa, invece, ecco Tzerki, un’altra sicurezza in tema di dolci e panini. Ancora a Parikià interessante è il negozio Me ti sesoula che vende specialità locali (erbe aromatiche, miele, dolci, marmellate…) nella quale sulla quale lateralmente si affaccia la souvlakeria Tou Pepè. Vicino, qualche decina di metri più verso il centro, il supermercato bio Arsenis.

Belli e costosi i negozietti, soprattutto di abbigliamento, anche a Nàussa (dove esiste anche un’interessante pasticceria – ma che vende pure distillati fatti in casa – che si chiama Tripolitsiotis, non facilissima però da trovare perché è nel dedalo di viuzze: all’interno un giovane molto bravo vi farà assaggiare gli ottimi dolci al miele e alla mandorle, e poi i lokoumades e i lokoumi) mentre a Lèfkes sono sempre più numerosi i negozi di oggetti artigianali che troverete lungo la stradina che dalla piazza del Klarinos scende verso il Kafeneion, negozietti-laboratori dedicati soprattutto in ceramica e alla lavorazione del marmo pariano.

Fuori stagione

La sorpresa più bella, però, Paros la offre fuori stagione. Provate ad andarci, ad esempio, a novembre. Troverete un’isola viva e scoprirete così che in realtà ha una sua esistenza indipendentemente dal turismo e dalle folle dei vacanzieri. Certo, non sono aperti tutti i ristoranti, ma di certo non morirete di fame, anzi… E vi potrete godere l’isola “quasi” a 360 gradi. “Quasi” perché ovviamente non andrete a prendere il sole in spiaggia né farete il bagno nel suo splendido mare, ma vale la pena scoprirla anche così. Attenzione però: l’isola va in letargo davvero tra Natale e i primi giorni dell’anno nuovo. Tenetene conto in quanto troverete aperti pochissimi alberghi e pochissime trattorie.

Gli alberghi

Il Pinguino è particolarmente affezionato ad Alexandra Rooms, sul lungomare che dal porto porta a Livadi (non più di 5 minuti a piedi dallo sbarco dei traghetti, mentre la spiaggia è praticamente al di là della strada): ambiente familiare, camere confortevoli, prezzi ancora abbordabili. Questo il sito internet: www.alexandrasrooms.gr mentre l’indirizzo di posta elettronica è info@alexandrasrooms.gr. Alexandra e il marito George tengono aperto fino a metà/fine ottobre per riaprire a Pasqua. Ospitalità italiana e tradizione greca è invece quella che troverete al Giorgia Lodging, sempre a Parikià: leggete le recensioni su Booking, capirete il perché del successo ottenuto dal titolare Massimo! Anche fuori stagione, sempre aperto il Kontes (ristrutturato di recente, tre stelle, pulito, a un passo dal porto). Fuori Parikià, nella pace sulla collina di Kalami, con una straordinaria vista sulla baia del capoluogo ha avviato l’attività il b&b La Casa dei Gatti (gestione italiana, lo trovate facilmente su Facebook) mentre a Prodromos ha aperto dal 2021 il b&b Sweetparos gestito dagli italiani Paolo e Matteo.

Qualche curiosità.

Le famiglie veneziane. Le tracce del passaggio di Venezia anche su questa isola non sono così evidenti come nella dirimpettaia Naxos, eppure sopravvivono. E sono straordinariamente evidenti in alcuni dei cognomi più diffusi tra le famiglie pariote. Qualche esempio? Tsigonias (deriva da Cicogna), Alimprantis (Aliprandi), Sanoudos (Sanudo),Vazaeos (Baseggio), Stellas (Stella). E anche il diffusissimo Ragoussis indica l’origine della famiglia, la dalmata e venezianissima Ragusa, oggi Dubrovnik, in Croazia. Non mancano poi i cognomi che denunciano l’origine cretese-veneziana, quali Kavallis (Cavallo) o Kandiotis (che ricorda la provenienza da Kandia). Gli stemmi araldici di queste famiglie si possono trovare a Naoussa, al già citato museo locale del folclore.

L’aeroporto. Si è già citata la storia tutta greca dell’aeroporto locale (vedi anche il post http://www.ilpinguinoviaggiatore.it/2013/10/laeroporto-di-paros-che-storia/). Dai e dai a metà luglio 2016 sono state inaugurate la nuova pista e la nuova aerostazione. Solo che… Solo che – in virtù degli accordi relativi all’acquisto degli Aeroporti di Atene da parte di una società tedesca – negli aeroporti minori greci non possono essere inaugurate nuove tratte internazionali e dunque a Paros continuano ad atterrare solo i voli da Atene. Non solo: pare manchino i soldi per realizzare le opere di contorno e quindi l’associazione Paros New Airport Supporters (primi aderenti i sindaci di Paros e Antiparos, i presidenti delle associazioni di categoria…) ha lanciato una pubblica raccolta di fondi per intervenire. Come dire: “…è tutto molto greco!”.

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(Guido Barella)

Ultimo aggiornamento: 13 febbraio 2024

 

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Una Risposta a“Paros, l’eleganza delle Cicladi”

  1. Danilo ha detto:

    Sito con notizie interessanti e ben descritte.
    Complimenti

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