
Lo dice il suono del nome stesso. Olivenza. Più portoghese di così… E infatti la storia di questo paesino tutto bianco a poco più di 20 km a sud di Badajoz è una storia portoghese fino al 1801, quando passò definitivamente alla Spagna. Resta il nome, dunque, resta l’architettura del centro storico, restano molti nomi delle strade, resta la gastronomia locale, resta l’artigianato legato alle ceramiche, esse pure così portoghesi… E soprattutto, ci assicurano, resta il carattere, assai portoghese anch’esso, degli abitanti. Perché qui il tempo scorre davvero assai lentamente.
Una volta arrivati a Olivenza, il consiglio è quello di parcheggiare il più vicino al piccolo parco (dedicato al nonno e al nipote: si chiama proprio così, “Jardin de el abuelo y el nieto”) di paseo Hernàn Cortès.
Si affaccia lì plaza Ignacio Frade da cui si accede al cuore del paese attraverso Puerta de Alconchel. E la magia è fortissima, soprattutto se vi capita di arrivare di prima mattina al momento in cui la vita riprende lentamente (se dovete fare colazione affacciatevi nel baretto all’inizio di calle Duque de Cadaval, la via che porta alla Puerta de Gracia: non ne rimarrete delusi).
Il cuore di Olivenza è plaza Santa Maria. Vi si trova la omonima parrocchiale, ma vi si trova soprattutto l’ingresso del castello, dell’epoca portoghese, costruito per la strategica posizione del paese. Oggi, il castello ospita il Museo Extremeño Ethnographic “González Santana”: visitarlo è un’esperienza molto piacevole e anche simpatica. Tra l’altro offre le riproduzioni di botteghe artigiane (dal sarto al barbiere), negozi o attività (dall’ambulatorio medico all’aula scolastica) che erano il cuore della vita cittadina. Assolutamente delizioso. E poi, passeggiate per il paesino dalle case imbiancate, lasciatevi avvolgere dal suo essere al tempo stesso così extremeño e così portoghese. Una mezza giornata o anche meno vi sarà sufficiente. Ma se siete in zona approfittatene.
E già che ci siete fatevi raccontare la storia del meteorite di Olivenza. Accadde nel 1924. Il 19 giugno. Alle 9 del mattino, all’improvviso, si vide nel cielo una nube bianca molto allungata, come la coda di una cometa, accompagnata dal rumore di forti detonazioni. Il fenomeno venne osservato nel raggio di una settantina di chilometri dal paese. Era la caduta di un meteorite dal peso di circa 150 chilogrammi. Il frammento di dimensioni maggiori cadde tra gli ulivi della zona chiamata Lemus, sfiorando quasi un gruppetto di quattro bambini, che si trovarono a una distanza tra i sei e gli otto metri dal punto in cui cadde il frammento. Frammento che oggi è conservato al Museo Nazionale si Scienze Naturali di Madrid. Altri frammenti finirono tra gli altri anche all’Istituto Geografico e alla Facoltà di Scienze dell’Università di Madrid. E’, questo, il meteorite di maggiori dimensioni mai caduto sul territorio della Spagna.
Guido Barella
(Ultima visita a Olivenza nel gennaio 2018)