Nicosia: a Cipro l’ultima capitale divisa in due da un confine

Cipro è divisa in due di fatto dal 1974, ufficialmente dal 1983. A sud, la Cipro “greca”, di religione ortodossa, entrata nel 2004 nell’Unione Europea e un anno più tardi convertitasi anche all’euro. A nord, occupando poco più di un terzo della superficie dell’isola, la Cipro “turca”, anzi la Repubblica turca di Cipro nord (questo il nome dello stato autoproclamatosi indipendente il 15 novembre 1983) di religione musulmana, riconosciuta però soltanto dalla Turchia. E quella che in italiano chiamiamo Nicosia, ovvero la capitale, è il simbolo di questa divisione. La linea di confine attraversa in maniera orizzontale la città proprio nel suo cuore. Di qua Lefkosia, capitale di Cipro, di là Lefkoşa, capitale della Repubblica turca di Cipro nord. L’ultima città d’Europa divisa da un confine (sull’argomento puoi leggere: http://www.ilpinguinoviaggiatore.it/2012/01/le-citta-divise-in-europa/).
Un viaggio a Cipro non può prescindere da una visita a Nicosia anche e soprattutto per questo motivo. Certo, il vostro Pinguino ha – come dire – un interesse tutto suo per il tema avendo lavorato per anni e anni a Gorizia (città divisa dopo le Seconda guerra mondiale: al di là della linea di confine erano rimasti alcuni quartieri cittadini e, anche, la stazione ferroviaria della linea Transalpina ed era poi sorta la jugoslava prima e slovena poi Nova Gorica, Nuova Gorizia), ma al di là delle curiosità personali scoprire anche in vacanza pagine di una storia tutto sommato poco nota nel resto d’Europa è sempre un’occasione da cogliere al volo.

Un viaggio nella storia

E allora, innanzitutto, un po’ di storia. L’isola di Cipro, da sempre abitata da una maggioranza greco ortodossa e da una minoranza turco musulmana, è stata colonia inglese fino al 1960. Nel 1974 in Grecia è al potere il regime dei colonnelli che, di fronte al comportamento del presidente Makarios che ostacola l’unione dell’isola con la Grecia sognato dai militari di Atene, organizza un colpo di stato contro lo stesso Makarios. La risposta arriva anche da Ankara, che il 20 luglio spedisce sull’isola un contingente militare che occupa la zona nord, il 38% del territorio complessivo di Cipro. Il colpo di stato rimane poi in stallo e anzi la mancata risposta greca alla “provocazione” turca è proprio una delle cause della caduta del regime dei colonnelli. Dunque, il territorio occupato – perché l’esercito turco non si ritirerà più: tuttora ci sono circa 40mila soldati di Ankara sull’isola – si dà una organizzazione autonoma arrivando il 15 novembre 1983 a proclamare la Repubblica turca di Cipro nord, a livello internazionale riconosciuta però soltanto dalla Turchia: le Nazioni Unite in ben due risoluzioni definiscono la dichiarazione di indipendenza “non valida dal punto di vista giuridico”. E una missione Onu (peraltro i caschi blu sono sbarcati a Cipro già nel 1964 in seguito agli attacchi dell’aviazione turca iniziati un anno prima) continua a vigilare il confine. Oggi, attraversare il confine – magari al check-point Ledra, proprio al centro di Nicosia – significa fare un tuffo nel passato, almeno al 1974. Tutto percorrendo solo pochi metri, tutto all’interno della stessa città. Se la parte greca dell’isola (e di Nicosia) è moderna, europea, tutto sommato ricca, la parte turca dell’isola (e di Nicosia) è decisamente povera, molto più povera, con le sue case sbrecciate, con i negozi che sono vetrine aperte sul caos, con gli ambulanti che provano a venderti i pochi frutti dell’orto di casa che si portano appresso in scalcinati carrelli della spesa sottratti in chissà quale supermercato.

Nella città greca

Il cuore dell’intera città è protetto da una cinta muraria realizzata dai veneziani tra il 1567 e il 1570 di fronte alla minaccia turca. Solo un anno dopo però la città e l’isola tutta caddero sotto il dominio ottomano fino al Congresso di Berlino del 1878 quando l’isola tutta venne consegnata al dominio inglese protrattosi fino al 1960. All’interno della cinta, nella fetta ortodossa della città, indubbiamente il punto più interessante per il turista è rappresentato dal complesso di edifici che comprende il palazzo arcivescovile, il ginnasio pancipriota e la chiesa di Agios Ioannis. L’Arcivescovado è un imponente edificio degli anni Cinquanta e fu la residenza del primo presidente della Repubblica, l’arcivescovo Makarios, effigiato in una grande statua bronzea che si trova nella piazza. Di fronte, il ginnasio pancipriota, quello che fu il liceo dell’elite di Nicosia durante il dominio inglese, in stile neoclassico. Quindi, Agios Ioannis: una chiesa all’apparenza piccola, ma è la cattedrale della città, già cappella del monastero cattolico dei Benedettini nel XV secolo: all’interno affreschi del XVIII secolo e quadri che rievocano la (complicata) storia dell’isola. Ma Nicosia, anche nelle calde, caldissime giornate d’estate (proprio qua, a causa della posizione della città, si registrano i picchi di temperatura), è piacevole da passeggiare, respirando quel che rimane dell’atmosfera coloniale inglese. Arrivando così alla via dello shopping, Lidras (Ledra), che culmina nel check-point urbano più utilizzato dai turisti. Ed è un passaggio pedonale: se volete andare “di là” con l’auto a noleggio sappiate che è necessaria un’assicurazione supplettiva e che molte agenzie di autonoleggio non ve la fanno proprio. Piuttosto, gli operatori turistici suggeriscono di noleggiare direttamente un’auto nella zona turca oppure di utilizzare i taxi. In teoria la moneta è la lira turca, ma gli euro hanno diffusione corrente.

Nella città turca

Il confine cittadino dunque: sorge là dove un tempo si trovava il principale albergo cittadino, il Ledra Palace hotel, sulla sinistra andando verso il check-point, poi diventato quartier generale delle forze Onu. Prima di accedere al controllo documenti, un monumento moderno richiama l’attenzione sul significato delle frattura mentre un cartello in alto ricorda che Nicosia è l’ultima città divisa d’Europa: una ferita che si prova a far diventare richiamo turistico (lo stesso peraltro accadrà anche dall’altra parte). Dunque, in uscita dalla Nicosia greca nessun controllo. Venti metri dopo sventola la bandiera bianca con due linee orizzontali rosse e al centro, anch’essa in rosso, la mezzaluna. In strutture prefabbricate c’è il servizio di controllo documenti dove al visitatore viene consegnato un foglietto fotocopiato dove si deve scrivere nome, cognome, nazionalità, numero di documento di identificazione (è sufficiente la carta di identità): è il visto da portarsi appresso. L’agente di polizia controlla i dati al computer e quindi via, ci si può tuffare all’indietro nel tempo. Quelle che un tempo erano chiese oggi sono moschee mentre il traffico scorre caotico. I negozietti del bazar per turisti offrono magliette, jeans, abbigliamento taroccato con i marchi prestigiosi (ma assolutamente posticci) a prezzi stracciati (sulla costa turca erano però più bassi: qua siamo a 10 euro per maglietta quando va bene). Curiosità: in uno di questi negozietti per turisti era in vendita anche una divisa mimetica da bambino con le mostrine dell’esercito turco-cipriota: chi mai se la comprerà?
Con questo interrogativo nella testa, con un turbinio di bandiere turco-cipriote e turche negli occhi, si arriva alla monumentale moschea di Selemiye, un tempo cattedrale di Santa Sofia. Risale al XIII secolo ed era la chiesa dove venivano incoronati i Lusignano. Occupata l’isola nel 1571, i turchi la trasformarono in moschea in onore del conquistatore Selim II, anche se ovviamente la chiesa non era orientata verso la Mecca e quindi il mihrab è assai “decentrato”. Il Pinguino non ha potuto visitarla in quanto era l’ora della preghiera, protrattasi assai a lungo anche se non era venerdì, ma sentire provenire dall’interno la voce del muezzin che conduceva la preghiera era davvero suggestivo. Così come suggestivo sentire, passeggiando per le vie cittadine, la voce del muezzin trasmessa dagli altoparlanti posti sui minareti. Al fianco della moschea, poi, il Bedesten: nato come chiesa bizantina nel XII secolo, diventato chiesa dell’ordine di San Tommaso di Canterbury, fu poi trasformato dopo il 1571 dai turchi in mercato coperto. Alle spalle del Bedesten, il nuovo mercato coperto: niente di particolare, qualche banco alimentare e molta paccottiglia per turisti, praticamente la stessa – di nessuna qualità – che si trova anche a sud ma con stampati i loghi del nord… Per respirare l’atmosfera della città turca però forse la cosa migliore è camminare senza meta avendo come punto di riferimento i minareti delle moschee. Traffico vagamente e allegramente caotico, ambulanti che occupano i marciapiedi vendendo fichi d’india, pannocchie e altra frutta e verdura, tanti turisti alla ricerca del fascino esotico del mondo musulmano trovato così a portata di mano. Un pugno di ore sono dunque sufficienti – se non si ha troppo tempo a disposizione – per immergersi nell’atmosfera dell’ultima città divisa d’Europa prima di tornare ad attraversare il confine. Al check-point turco-cipriota metteranno un timbro sul “visto”, al check-point greco-cipriota daranno un’occhiata ai documenti: se di qualche Paese europeo si passa assai velocemente ma è sufficiente avere passaporti di qualche Paese musulmano perché i controlli siano molto, ma molto più lunghi.

Di nuovo nella città greca

E mentre ci si reimmerge in via Lidras, la via dei negozi, dei grandi bar, degli uffici che contano, sarà ancora più forte l’impressione di grande separatezza che esiste tra il mondo greco e quello turco. Già, perché se, ad esempio, a Gorizia era anche negli anni della “cortina di ferro” frequentissimo incontrare auto e cittadini allora jugoslavi (figurarsi oggi con la Slovenia in Schengen) e viceversa, qua si ha l’impressione che ciascuno viva nel suo mondo e stop, senza alcun tipo di osmosi. Durante tutto il suo soggiorno a Cipro (sud) il Pinguino ha incrociato una sola auto con targa della Repubblica del Nord (sono modello inglese, ma bordate con un filo rosso) e al confine ha visto passare di qua e di là solo turisti. Insomma, per gli uni e per gli altri sembra quasi che l’isola finisca lì, su quella linea. E che al di là ci sia il vuoto cosmico. Del resto, parlando con i greco-ciprioti le uniche parole che usano per definire il nord è “territorio occupato” e chi ha dovuto lasciare le proprie case per trasferirsi a sud ne parla con l’amarezza tipica degli esuli: “Pensa che la mia casa è diventata un comando dell’esercito turco!” mi ha confidato con malcelata rabbia una signora oggi residente a Paphos che proprio non riusciva a capire perché mai volevo andare a vedere la parte nord dell’isola.
Insomma, comunque la si veda, emozioni. Emozioni importanti. E allora ecco qualche idea per alleggerire la visita a Nicosia, con tre tappe lungo la strada che riporta verso il mare (a proposito, per i calciomani: all’ingresso in città arrivando con l’autostrada da Limassol non si può non notare il modernissimo stadio dell’Apoel – il nome significa Aθλητικός Ποδοσφαιρικός Όμιλος Eλλήνων Λευκωσίας, Società calcistica atletica greca di Nicosia -, squadra arrivata anche agli onori del superamento della fase a gironi della Champions League nella stagione 2011/2012: peccato però che in città e nell’isola non si trovi in vendita nulla del merchandising, anche tarocco, della squadra).

Allora, tre tappe, tre tipologie l’una diversa dall’altra. Archelologia, montagna, mare.

Missione archelogia

Partiamo dunque dall’archeologia ricordando che Cipro è una vera continua sorpresa da questo punto di vista (leggi anche http://www.ilpinguinoviaggiatore.it/2012/08/cipro-a-paphos-un-tuffo-nellarcheologia/).
Non si può infatti ignorare il sito di Choirokoitia (siamo a 48 km da Nicosia e 37 km da Limassol, a poche centinaia di metri dall’uscita dell’autostrada, uscita ben segnalata). Si tratta di un insediamento dell’Età della Pietra. All’ingresso sono state ricostruite cinque casupole sul modello dei resti trovati: a pianta circolare, avevano un tetto fatto di travi in legno, paglia e argilla essicata con un foro per far uscire il fumo del fuoco. A sinistra poi, sul dorso della collina i resti della città neolitica, abitata – sostengono gli studiosi – tra l’8mila e il 6mila a.C. e poi ancora dal 4500 al 3500 a.C.: straordinario come i resti delle case, assai numerose, siano tuttora assolutamente riconoscibili anche dall’occhio del turista ignorante. Il pensiero allora corre agli archeologi che fecero la scoperta, a quella che dovette essere la loro grande soddisfazione, gioia, emozione…
Se poi uscendo volete bere anche soltanto una bibita fresca fermatevi al negozietto che avrete visto sulla destra imboccando la stradina che porta al parcheggio: una panetteria in cui il tempo sembra essersi fermato agli anni Cinquanta se non fosse per il colore delle confezioni dei prodotti confezionati.
(Il sito è aperto tutti i giorni: dalle 8 alle 17 da novembre a marzo; dalle 8 alle 18 ad aprile, maggio, settembre e ottobre; dalle 8 alle 19.30 da giugno ad agosto. Biglietto a 1,70 euro. Internet: http://www.visitcyprus.com)

Missione montagna

Passiamo in montagna, e andiamo a Pano Lefkara (a 46 km da Nicosia e a 48 km da Limassol, http://www.lefkara.org.cy). Siamo a 600 metri di altezza e anche nei giorni in cui il fondovalle è una padella sul fuoco, qua si sta freschi: siamo in uno dei paesini più tipici dell’intera isola, purtroppo anche troppo consapevole di esserlo. Le donne siedono sulla porta delle case o delle botteghe artigiane a ricamare merletti mentre gli uomini sono all’interno dei negozi a richiamare l’attenzione dei turisti. Purtroppo però in vendita ci sono anche tanti prodotti cinesi (sono ovviamente quelli che costano meno) e questo svilisce non poco l’immagine stessa del paese. Una curiosità: si dice che Leonardo da Vinci abbia fatto confezionare proprio dalle donnine di qua, nel 1481, il paliotto per il Duomo di Milano.

Missione mare

E, infine, un salto al mare (non dimenticando anche le altre spiagge da sogno di Cipro: leggi qua: http://www.ilpinguinoviaggiatore.it/2012/08/paphos-cipro-in-spiaggia-con-afrodite/): volete non farvi un bagnetto? Il consiglio è quello di raggiungere la Governor’s beach, la spiaggia del Governatore, sulla costa meridionale, così chiamata perché era la preferita da un governatore inglese: siamo a una trentina di chilometri dal centro di Limassol e a una sessantina di chilometri da Nicosia, a pochissimi chilometri dall’autostrada dove l’uscita è segnalata con estrema chiarezza. La Governor’s beach è una lunga striscia di sabbia con calette con alle spalle un villaggio turistico. Piacevole dunque, anche perché non affollatissima, peccato solo per la ciminiera all’orizzonte sulla sinistra che denuncia la presenza di un insediamento industriale. Anche qua, comunque come in quasi tutta Cipro, lettini e ombrelloni entrambi a 2,5 euro.

Guido Barella

(Il Pinguino è stato a Cipro nel luglio 2012 alloggiando a Paphos all’albergo Pandream hotel in Posidonios avenue, che consiglia per l’ottimo rapporto qualità/prezzo. Nel suo viaggio è stato accompagnato dalla guida Cipro della Dumont-tascabili per viaggiare)

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2 Risposte a“Nicosia: a Cipro l’ultima capitale divisa in due da un confine”

  1. Magari con tutti i problemi che si trova ad affrontare la Grecia qualcuno avrà pensato anche di cedere la parte greca dell’isola. Ovviamente in cambio di un cospicuo indennizzo economico.

    • admin ha detto:

      Al di là delle tua provocazione, va comunque ricordato che Cipro (la parte greca dell’isola) è uno Stato autonomo facente parte della Comunità europea. Anzi, nel 2012 ha avuto anche la presidenza della Comunità europea. Come scritto, Atene – al tempo del regime dei colonnelli – aveva pensato ad annettere Cipro (in passato protettorato britannico), ma la cosa non aveva avuto seguito.

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