Le anime e il modernismo

La trama rapisce il lettore e lo tiene lì, incollato, per tutte le sue quasi 700 pagine. Ma Il Pittore di Anime – l’ultimo libro di Ildefonso Falcones pubblicato nel settembre 2019 da Longanesi con la traduzione curata da Pino Cacucci, Stefania Cherchi e Camilla Farsetti, 686 pagine – è molto di più di un semplice romanzo storico.
Come sempre documentatissimo, Falcones, l’avvocato prestato alla letteratura, racconta i primi anni del 1900 a Barcellona attraverso la vicenda di Dalmau Sala, figlio di un anarchico giustiziato dalle autorità, pittore e ceramista: la sua crescita artistica ma anche la sua esperienza professionale e i suoi amori, il tutto nella Barcellona che scopre la violenza politica, la Barcellona delle grandi povertà, degli operai costretti a lavorare sette giorni su sette e delle donne che devono prostituirsi per sopravvivere. La Barcellona degli industriali nuovi ricchi che si fanno costruire ville da sogno e che sono i migliori alleati della chiesa, il vero potere nella Spagna di quegli anni. Ma è anche, quella,la Barcellona che che scopre il Modernismo.
E allora Il Pittore di Anime diventa, credetemi, uno straordinario libro da leggere prima di partire per un viaggio alla scoperta di Barcellona.
Ha detto Falcones intervenendo a Pordenonelegge nel settembre 2019: «Mi interessava dare una visione ampia del Modernismo enfatizzando gli architetti e i pittori di quel periodo e nello stesso tempo dando visibilità alla Barcellona miserabile vissuta da persone reiette e abbandonate a se stesse nella quale diecimila bambini erano costretti a vivere di espedienti. I borghesi avevano creato i palazzi perché volevano che la città assomigliasse a Parigi e a New York». «Gaudì, Domènech i Montaner, Puig i Cadafalch furono i fautori della nuova architettura, rielaborata attraverso un naturalismo floreale e l’implementazione di strutture neogotiche. Gaudì fu l’architetto modernista più importante, realizzando opere uniche come la Sagrada Familia, la Casa Batllò, La Pedrera e il Parco Güell – scrive Manuela Moschin nel suo blog parlando del libro e dell’incontro con Falcones proprio a Pordenonelegge -. E un’altra figura fondamentale fu Lluís Domènech i Montaner che progettò la Casa Lleò i Morera, il Palazzo della Musica Catalana e l’immenso complesso di padiglioni dell’Ospedale di Sant Pau. Vanno inoltre ricordate le opere di Josep Puig i Cadafalch come la Casa Amatller o la Casa de les Punxes. E non solo: il Modernismo catalano ha avuto anche la sua manifestazione nella pittura che è possibile ammirare nel Museo Nazionale d’Arte della Catalogna oppure nel Museo del Modernismo Catalano».
«In quel 1902 – scrive Falcones nel libro – erano in fase di realizzazione tre grandi progetti, affidati a due grandi architetti del Modernismo. Domènech i Montaner lavorava alla costruzione del nuovo ospedale di Santa Creu i Sant Pau, oltre che alla ristrutturazione della casa Lleò Morera, nello stesso isolato del paseo de Gràcia in cui sorgeva la casa Amatller di Puig i Cadafalch. Quest’ultimo era lo stesso architetto che di lì a poco avrebbe avviato la costruzione della casa Terrades, sulla Diagonal, un immenso edificio dall’aspetto neogotico commissionatogli da tre sorelle, che sarebbe stato completato da tre torri sormontate da guglie coniche. All’epoca Gaudì terzo maestro del Modernismo, non era impegnato sull’Eixample, ma lavorava a Bellesguard, al Parco Güell e alla Sagrada Familia».
Certo: è, questo, un libro forte, con al centro le lotte operaie, drammaticamente violente in anni come quelli, e il ruolo delle donne, in una celebrazione del carattere, della determminazione di queste straordinarie catalane. Ma con al centro anche la rivoluzione architettonica, ma si dovrebbe dire artistica a 360 gradi, che attraversa l’intera Barcellona. E che avrebbe fatto di Barcellona una città assolutamente magica.
Su questo blog leggi anche: http://www.ilpinguinoviaggiatore.it/barcellona-modernista/

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