
Come definire un viaggio in Olanda? Rilassante. Via dalle grandi città, se non per visitarle ma dormendo un po’ fuori, il paesaggio dei Paesi Bassi (di nome e di fatto), lo scorrere delle giornate, gli orari, i ritmi di vita, la gente: tutto all’insegna della tranquillità. Ecco perché, una volta tornati a casa, è stata dura riprendere la solita routine.
Viaggiare è una cosa meravigliosa, perché si ha modo di vedere paesaggi diversi, conoscere gente nuova, sperimentare nuove abitudini. Andando a Nord – e negli ultimi anni mia moglie e io siamo stati in Scandinavia, Normandia e Bretagna, Irlanda, Germania (vedi il Pinguino…) – la vita non è così frenetica, le regole vengono rispettate, così come i limiti di velocità su strade e autostrade, nessuno che si arrabbia, nessuno che ti suona il clacson o che ti sorpassa inferocito.
Non voglio aprire qui un dibattito sul perché e il percome, non è questa la sede. Sta di fatto che le cose stanno così.
Tornando all’Olanda, la scelta è stata questa: una settimana a sud, a Dordrecht (guardando Rotterdam, 20 km a destra), per poi spostarci a nord, ad Amsterdam.
Per arrivare, da Trieste tappa di 800 km al (per noi) ormai consueto albergo Residenz di Pforzheim, subito dopo Stoccarda (75 euro a notte la matrimoniale, più 8 a testa la colazione e 8, volendo, il parcheggio interno e coperto custodito). Il giorno dopo gli ultimi 650 km fino a Dordrecht, cittadina di 116.000 abitanti, dove abbiamo alloggiato all’Innercity hotel (doppia con colazione e tassa di soggiorno 92 euro a notte, parcheggio privato). Posizione strategica, a 500 metri dal centro e a 100 dalla stazione ferroviaria.
In Olanda ci si muove (oltre che con le onnipresenti biciclette) molto con i waterbus, imbarcazioni che fungono da autobus e che ti portano ovunque, bicicletta al seguito compresa. Dal molo di Dordrecht un giorno ne abbiamo preso uno per andare a Kinderijk, 15 km prima di Rotterdam, dove lungo due canali ci sono ben 19 mulini, uno dietro l’altro. Si può scegliere di passeggiare lungo i canali o di prendere un battellino: dipende da quanto siete pigri. Dal molo poco distante ci siamo imbarcati alla volta di Rotterdam e dallo stesso attracco di arrivo, sotto il ponte Erasmus, qualche decina di metri più in là, parte la nave (possiamo chiamarla così perché porta 600 persone) che in un’ora e mezza fa il giro del porto. Porto: dimenticatevi il significato classico di questa parola. Stiamo parlando di altro, di un insieme infinito di banchine ricavate in piccoli fiordi, insenature, per decine di chilometri. Non per niente ci troviamo nel più grande e importante scalo marittimo d’Europa. Imperdibile.
Un altro giorno lo abbiamo dedicato alla visita del parco di Biesbosch, raggiungibile sempre con un waterbus, una decina di km a nord-est di Dordrecht. Con i suoi 9.000 ettari è il parco più esteso d’Olanda: si tratta di una zona umida d’acqua dolce completamente attraversata da canali, vi si trovano castori (introdotti 25 anni fa), uccelli di ogni tipo tra cui anatre, oche migratrici, martin pescatore, che popolano i canneti spontanei e le foreste di salici. Dal centro visite parte ogni ora e mezza una barchetta elettrica che fa tutto il giro del parco.
Non tutti conoscono la storia di Oudewater e della sua Heksenwaag, la pesa delle streghe più famosa del mondo. Quando nel 16° secolo in tutta Europa si scatenò la caccia alle streghe, molte donne venivano messe sulla bilancia e se pesavano meno di 50 chili – e quindi in grado di cavalcare la scopa – erano considerate streghe e venivano messe al rogo. Spesso le bilance erano taroccate, così da forzare il giudizio. Non quella di Oudewater, che si conquistò la fama di onestà, tanto da essere riconosciuta con una Bolla dall’Imperatore Carlo V nella prima metà del 1500. E proprio quella bilancia originale, datata 1482, è ancora in funzione. Mia moglie si è pesata e, per sua fortuna, il responso (con tanto di certificato!) è stato di 64 kg, sennò…
A pochi chilometri da Oudewater si trova Gouda, famosa per l’omonimo formaggio (che ovviamente abbiamo acquistato in abbondanza) e per la piazza più grande d’Olanda, dove ogni giovedì mattina si tiene ancora il mercato del formaggio: bellissima.
Merita spendere una giornata per andare in Zelanda, sul mare, a vedere il Piano Delta, ossia le più grandi e le più efficaci barriere al mondo contro le maree e le inondazioni. Molti le considerano come una delle Meraviglie del Mondo e a ragione: chilometri e chilometri di dighe a protezione del territorio dove convergono i tre fiumi Reno, Mosa e Schelda, che si percorrono in macchina con punti sosta da dove poter ammirare questo miracolo dell’ingegneria.
Prima di spostarci a nord abbiamo dedicato una toccata e fuga a Bruxelles (130 km andata e altrettanti al ritorno da Dordrecht) con visita alla Grand Place, al Manneken Pis (il simbolo della capitale del Belgio), all’Hard Rock Cafè (in Grand Place, su tre piani) e all’acquisto di alcune confezioni di praline da Neuhaus (c’è chi preferisce Godiva, Marcolini o qualche altra boutique del cioccolato, non vi resta che provarle tutte e poi scegliere!).
Di Amsterdam dirò poco, perché è una delle città più gettonate e quindi conosciute. Merita fare la I Am-sterdam, card che garantisce l’ingresso gratuito a musei, attrazioni e allo stadio dell’Ajax, l’Amsterdam Arena (unico escluso il Rijksmuseum, la Ronda di notte di Rembrandt per intenderci) e la fruizione di tutti i mezzi pubblici, tram, bus (pochissimi), metro (59 euro a testa per due giorni, ampiamente ripagati). Abbiamo visitato, tra le tante cose, il museo Van Gogh, l’Hermitage, l’Amsterdam Arena (inaugurato nel 1996, 54.000 posti a sedere, è stato costruito a 25 metri dal livello del suolo, sotto ci passa l’autostrada e ha due livelli di parcheggio), l’immancabile Hard Rock Café, abbiamo fatto il giro dei canali e del porto in battello. Ad Amsterdam non potevamo non fare scorta di bulbi di tulipano e così abbiamo fatto. Dormivamo a Zaandam, a 15 km dalla capitale, al Best Western Zaan Inn (109 euro la notte, tasse incluse, con colazione e parcheggio privato), a 100 metri dalla stazione ferroviaria dove passa un treno ogni 10 minuti per Amsterdam.
Ecco alcune curiosità: a Dordrecht molti bar e ristoranti chiudono alle 7 di sera (capito bene, alle sette di sera), quindi talvolta ci capitava di andare a cena alle 6, ma avendo fatto un’abbondante colazione e senza pranzo, ci andava più che bene. Questione di abitudine. I negozi aprono alcuni alle 10, altri a mezzogiorno e chiudono alle 7. Ritmi blandi, come si diceva. Al VVV (sigla che contraddistingue tutti gli Uffici del Turismo in Olanda) di Dordrecht abbiamo incontrato un ragazzo siciliano, lui nato in Olanda, ma il cui nonno era emigrato tanti anni fa con suo padre ancora piccolo. Gentilissimo, preparatissimo, parla perfettamente italiano e ciò ha semplificato le cose. Ma tutti parlano un ottimo inglese, quindi ci si capisce perfettamente. Il sole tramonta (a giugno) verso le 22, le autostrade sono gratuite (anche in Belgio), il diesel costa meno di 1,30 al litro, si riesce a cenare, senza strafare, con 50 euro in due.
Sui mezzi pubblici – waterbus, tram, metro, treno – il biglietto, che contiene un microcip, va avvicinato all’apposita macchinetta sia in entrata che in uscita. Se non lo si fa anche in uscita perde validità.
Al ritorno, visto il traffico all’andata sulla direttrice autostradale tedesca a est (Stoccarda-Francoforte-Colonia), ho deciso di allungare un po’ e da Amsterdam sono andato in orizzontale verso Essen, Dortmund fino a Kassel, per poi tirare giù dritto verso Norimberga, Monaco, Salisburgo e a casa. La scelta è stata vincente.
Avrei altre cose da raccontarvi, ma non vorrei togliervi il gusto di scoprirle da voi. Quel che ho scritto è il minimo sindacale per darvi qualche informazione e per farvi venire qualche idea. Adesso tocca a voi.
Ah, dimenticavo: la cosa più strana, più pazzesca che ci è capitata è di essere in macchina percorrendo una strada sotto un terrapieno alto 20 metri e vedere in cima gli alberi delle barche ondeggiare. Pensare che dietro quei 20 metri di terrapieno c’è il mare, mette i brividi. Provare per credere.
Alessandro Bourlot
(Trieste)