Corsa camarghese, la corrida dove vince il toro

Il protagonista è il toro. Certo, poi ci sono anche gli uomini, i razeteurs, ma il protagonista assoluto resta lui, il toro.

La corsa camarghese è la versione provenzale della corrida. Come la corrida si svolge in arene circolari (oppure ovali), come la corrida ha al centro dell’attenzione un toro, come la corrida vive sulla sfida tra l’animale e l’uomo. Ma nella corsa camarghese l’uomo non è armato. Nella corsa camarghese il toro non viene ucciso. Mai.

Il gioco, in realtà, è molto semplice. Il toro viene presentato nell’arena con una coccarda, fiocchi e nastrini vari sistemati tra le corna: compito degli uomini (vestiti di bianco, proprio come dei pizzaioli, e divisi in due squadre) è, utilizzando una sorta di uncino che viene fissato all’interno della mano, sulle dita, togliere gli “attributs” al toro (che non sono quello che pensate voi ma proprio gli ornamenti sul capoccione). Ovviamente al toro piace poco essere grattato sul naso e quindi non ci sta, evita il contatto e appena può corre dietro a questi “pizzaioli” chiamati razeteurs. I quali si mettono in salvo saltando oltre le protezioni in legno e spesso con due balzi direttamente in tribuna. Se il toro poi è particolarmente agguerrito nel rispondere ai “pizzaioli”, capace che fa saltare le assi di legno con cui sono fatte le protezioni, minacciando l’integrità delle chiappe umane. E in onore del toro autore del colpo alla barriera viene suonata la “Carmen” di Bizet.

Ogni corsa camarghese prevede che la sfida tra il toro e i razeteurs duri 15 minuti e che per ogni pomeriggio di corse i tori protagonisti siano sei. Esiste anche una sorta di campionato con la partecipazione delle squadre di razeteurs dei vari paesini della Provenza e una Federazione che organizza il tutto (la Federazione francese della corsa camarghese, www.ffcc.info). Passare un pomeriggio all’arena significa vivere davvero una parentesi intimamente provenzale, soprattutto se si sceglie una piccola arena di periferia: sulle scalee si ritrova il paese intero, con i venditori di “bagigi”  come negli stadi italiani degli anni Sessanta. L’annuncio delle gare si può trovare attraverso i classici manifesti affissi ai muri oppure sui quotidiani locali. I giornali pubblicano poi le cronache delle corse, ed è molto curioso notare come i protagonisti assoluti degli articoli siano loro, i tori: questo è stato molto coraggioso, quest’altro si è scaldato solo dopo un po’, quel terzo invece ha deluso le attese… e via dicendo. Sui razeteurs, invece, praticamente nessun commento!

La stagione delle corse copre la primavera e l’estate, con gli appuntamenti più importanti ad Arles, dove si svolgono alle 17 del mercoledì da giugno a fine agosto con il clou il primo lunedì di luglio quando si svolge la Coccarda d’oro. Ah, a proposito: il Pinguino è stato a Beaucaire e quello che vedete qui a fianco è il monumentale (…) ingresso della sua arena. I prezzi dei biglietti? Assolutamente popolari, molto meno di un cinema (e moltissimo meno di una corrida spagnola!).

(www.tarascon.org/it/culture_taurine.php,

www.tourisme.ville-arles.fr/it/a7/a7b.htm

un video interessante lo trovate poi qua, tratto dal sito del giornale La Provence:

www.laprovence.com/articles/2009/04/07/781211-Region-en-direct-Video-les-origines-de-la-course-camarguaise.php )

di Guido Barella

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Una Risposta a“Corsa camarghese, la corrida dove vince il toro”

  1. Salvatore ha detto:

    quando cerco di spiegare che non è la corrida la gente si tappa le orecchie e dice no no non mi piace la corrida segno quanto siamo ottusi e pieni di preconcetti

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  1. Provenza, la lavanda di Cezanne e i girasoli di Van Gogh | Il Pinguino Viaggiatore - [...] – insomma: qua vince il toro! – della corrida spagnola: il pinguino ne parla qua: www.ilpinguinoviaggiatore.it/2011/06/corsa-camarghese-la-corrida-dove-vince-il-toro/) lasciati liberi a ...

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