Cornovaglia, leggende e castelli

Una Land Rover prima o dopo deve tornare a sentire aria di casa: Quando poi si tratta di un Defender 90 il dovere si trasforma in obbligo.

Così nel 2016, nella parte centrale di giugno, con mia moglie, abbiamo deciso di fare un viaggio nell’Inghilterra meridionale, da Dover fino all’estrema punta ovest in Cornovaglia, passando per la romantica campagna, le dolci colline, il mare burrascoso dell’Atlantico, ma anche per luoghi magici, ricchi di storia recente e passata.

Sbarcati in Terra d’Albione col ferry da Dunkerque, prima tappa (e primi chilometri “contromano”) a Canterbury, per una visita alla cattedrale – che non credo abbia bisogno di presentazioni – e al chiostro. Poi, macchina verso l’Hampshire, Portsmouth per capirci, dove abbiamo alloggiato in una casa privata in un paesino un po’ a nord, Singleton, circondato di splendide colline verdi costellate di chiazze bianche, pecore a non finire, molte con la testa nera. Paesaggio che abbiamo potuto apprezzare davanti a una birra nel giardino di un vecchio pub lì vicino, a Charlton. Facendo base qui, il giorno dopo siamo andati a Portsmouth per vedere due cose: il museo navale con la Victory, la nave di Nelson a Trafalgar , e la Spinnaker Tower, alta 130 metri, con una terrazza a 110 metri con una parte del pavimento in vetro che, a salirci, solo mia moglie ha avuto il coraggio!

Via dall’Hampshire, la nostra prossima meta è stata Stonehenge, il sito neolitico che non ha rivali al mondo. Lo abbiamo visitato sotto un’autentica bufera di pioggia e vento, chiamiamola con il loro nome inglese “Storm” (tempestra), 12 gradi. Una tragedia. Ma forse il sito richiedeva questo tipo di condizioni, anche se chi l’ha costruito pensava più al solstizio d’estate. Al pomeriggio eravamo Wells, nella Contea del Somerset, con la sua cattedrale di Sant’Andrea che per me non ha eguali. Abbiamo pernottato in un alberghetto che era in realtà una casa del 1.500, con al primo piano un cunicolo scavato nella pietra e una strettissima scala a chiocciola per salire al secondo piano, dove c’era la nostra camera. Un sottotetto spazioso, che aveva un lucernaio che dava sulla cattedrale: un privilegio. Alberghetto con annesso ristorante con un cuoco e un cameriere italiani che per tre giorni ci hanno viziati a base di pasta fatta in casa. Wells era la base da cui spostarci per Bath (sotto Bristol) per le terme romane e il Royal Crescent, un complesso abitativo costruito nella seconda metà del ‘700, forma a mezzaluna, che viene considerato il più classico esempio di architettura georgiana. Il giorno dopo una puntata alle Cheddar Gorge, gole lunghe un miglio e caverne annesse, che finiscono nell’omonimo paese di Cheddar, patria dell’omonimo formaggio e del sidro di mele, che abbiamo comprato dopo averne assaggiati tre tipi. Terzo giorno visita a Glastonbury, città ricca di leggende legate all’abbazia, distrutta da Enrico VIII, con la tomba di Re Artù , e la Glastonbury Tor, sempre legata alla leggenda di King Arthur. Si dice che qui sbarcò Giuseppe d’Arimatea dando vita alla cristianità nell’isola britannica. Se le colline inglesi sono bellissime, le Mendip Hills che circondano la città sono semplicemente splendide.

Lasciato il Somerset, ci siamo spostati ancora più a ovest: base a Looe, costa sud-orientale, sull’estuario dell’omonimo fiume. Non stavamo nella pelle per visitare Tintagel, il castello dove la leggenda vuole sia nato Re Artù, anche se il manufatto (o quel che ne resta) è databile almeno 200 anni dopo. Vero o non vero, si tratta di un luogo magico, incantevole, costruito sopra una baia dove il mare ribolle, le onde si frangono violente sugli scogli, il vento sferza la scogliera a picco sul mare, sopra la quale si trovano i resti non solo del castello, ma di un paio di chiese e di tanti altri edifici ancora. Armatevi di pazienza, bisogna scendere dal paese per una discesona, risalire centinaia di scalini per arrivare ai siti. Per fortuna con due sterline a testa una Land Rover vi risparmia la risalita per il paese, dove bisogna lasciare la macchina.

Per noi la Cornovaglia ha significato anche St. Ives, forse la più bella località balneare, sull’Atlantico, sotto Tintagel, Land’s End, estremo punto a ovest che sarebbe bellissimo se per arrivarci non bisognasse attraversare (dopo aver lasciato la macchina obbligatoriamente in un parcheggio a 5 sterline tariffa fissa!!) una specie di villaggetto con sale giochi, cinema 3D, ristoranti. Molto meglio Lizard Point , il punto più a sud d’Inghilterra, lasciato così com’è e con il più potente faro del mondo, 34 chilometri di portata. Sulla costa interna merita una puntata Falmouth e la sua cittadella con il più ben conservato fortilizio di Enrico VIII, in funzione fino alla II Guerra mondiale.

A questo punto non ci rimaneva che intraprendere il viaggio di ritorno, ma con alcune tappe moooolto interessanti.

Innanzitutto ci siamo fermati a Moreton a est di Dorchester, nel Dorset, per due cose: la tomba di Lawrence d’Arabia (nel piccolo cimitero che per trovarlo ci vuole un po’ di pazienza) e il più grande museo al mondo di tank, carriarmati, dove tra le centinaia di mezzi (tutto al coperto) c’è anche Fury, l’originale, quello del film con Brad Pitt). Tappa per dormire nuovamente nella stessa camera di Singleton e nello stesso pub di Charlton, e il giorno dopo, prima di raggiungere Dover, tappa alle scogliere di Beachy Head, subito sotto Eastbourne, promontorio calcareo nell’East Sussex. Uno spettacolo. A Dover, normalmente, ci si arriva o si riparte. Invece merita una visita il castello Normanno più grande d’Inghilterra. Al suo interno, nel museo, un pallone da calcio, uno dei 4 che il tenente Collins scagliò verso le linee tedesche nella prima Guerra mondiale per dare slancio alle sue truppe. Lui morì nell’assalto, ma gli inglesi prevalsero. Ce n’erano appunto 4: uno qui a Dover, uno andato distrutto nell’incendio del piccolo museo che lo conteneva, di uno non si sa nulla e l’ultimo è stato trovato vent’anni fa da un contadino francese che lo ha conservato per tutti questi anni e che ora, avendone 79, vuole che rimanga a disposizione di tutti e lo vuol dare al Manchester United di calcio, perché il battaglione del tenente Collins veniva proprio da quella città.

Il giorno dopo, traghetto per Dunkerque e poi a casa, per un totale di 5.250 km da Trieste, 2.250 dei quali “contromano”.

Ecco qui alcune informazioni pratiche sul viaggio, durato una ventina di giorni nel giugno 2016.

Itinerario attraverso Austria, Germania, Lussemburgo, Belgio e gli ultimi 20 km tra il confine belga e Dunkerque, che è in Francia.

Il ferry dell’andata lo avevo prenotato qualche settimana prima, quello di ritorno con l’I.Pad due giorni prima. Durata della traversata, 2 ore spaccate (quando parti da Dunkerque arrivi in un’ora, quando torni, in 3 ore, per effetto del fuso orario che cambia, perché loro hanno un’ora indietro, meridiano 0 di Greenwich). Due persone e Def 90 andata 54,33 euro, ritorno 70,73, sempre euro. Compagnia: DFDS Seaways (ma la stessa tratta è coperta anche dalla P&O). Le indicazioni di imbarco sia a Dunkerque che a Dover sono a prova di impediti come il sottoscritto, non si può sbagliare nemmeno se ci si impegna. Sul ferry WiFi gratuito, piccolo ma ben fornito shop, due bar, un ristorante (e, ma non me ne può fregare di meno, slot machine!!!). Non serve prenotare una poltrona, posti a sedere dappertutto.

Lungo la strada, in Europa , nulla di importante, nessun incidente, ma due piccoli fastidi: al ritorno un’ora di fila in zona circonvallazione Bruxelles e stesso dicasi dopo Stoccarda. Fermi, immobili, prima di ripartire senza capire apparentemente la causa.

Gasolio: Austria e Germania circa 1.12 euro (calcolare qualcosa in più per l’hi-tech); Lussenburgo (merita farci il pieno) 1,01; Belgio Francia 1,17. Inghilterra 1,11/1,15 (ma sterline). Benzina qualche cent in più (qualche cent in meno in UK). Autostrade e gabinetti gratis in UK. Autostrade gratis in Germania, Lussemburgo e Belgio (e il tratto fino a Dunkerque). In Austria vignette autostradale che si compra al confine, e anche pedaggio (11.50 euro) alle gallerie dei Tauri. Quando si va in gabinetto in autostrada in Germania si paga 70 cent, si ritira il biglietto e al bar ti scalano 50 cent. (anche cumulabili con più biglietti, anche per comprarti una bibita da portarti in viaggio).

Meteo: su 12 giorni in UK solo 2 non ha mai piovuto. Ma il tempo cambia in fretta e la sera (soprattutto) spuntava il sole. Temperature: dai 12 ai 20 gradi (a seconda della pioggia o del sole). Io ho anche trovato 2 giorni di nebbia, un giorno visibilità 50 metri, l’altro giorno visibilità 30 metri. Sembrava di essere qui da noi in novembre! Quindi, abbigliamento anche un po’ pesante, tipo felpa, giacca impermeabile. Io per girare sotto la pioggia mi trovavo a meraviglia con un bel poncho, che copriva mé, lo zainetto e la macchina fotografica.

Compratevi un adattatore per prese elettriche in UK (ci sono anche sul traghetto), al quale conviene inserire un adattatore Shuko per Austria-Germania-Francia (così lo si adopera in quei Paesi) e sul quale inserire uno o due trivi nostrani per caricare tablet, macchine fotografiche, cell, ecc.

In UK WiFi dappertutto, gratuito.

Contromano nessun problema. Ci si abitua all’istante. Anche le rotonde (maniacalmente una ogni sputo) sono intuitive, le imbocchi a sinistra ma già sei a sinistra. Unica regola importante: se esci alla prima uscita ti devi tenere esterno, ossia lungo il marciapiede, se esci dalla seconda in poi devi tenerti interno e spostarti mettendo la freccia, cosa che fanno e rispettano tutti.

Limiti (ero facilitato dal convertitore sul TomTom): 70 miglia in autostrada (circa 110 kmh), 60 nelle superstrade, 50 sulle strade, 30 o 20 nei centri abitati (tutto in miglia e yarde – 1 miglio 1.600 metri, una yarda poco meno di un metro). Vanno rispettate e tutti le rispettano, anche perché ci sono telecamere dappertutto.

E’ incredibile ma vero quel che scrivono in tutte le guide: si parcheggia solo ed esclusivamente nei parcheggi a pagamento (ed è una bella cifra da mettere in preventivo, perché si parte da 1 sterlina, una sterlina e mezza la prima ora, a salire). Sono tutti distributori automatici e nessuno dà il resto, quindi bisogna avere sempre moneta (ma non è un problema): monete da 2 e 1 sterlina, e 50, 20, 10, 5, 2, 1 pence, di diversi tipi a seconda dell’anno del conio, ma vengono accettate tutte, anche se diverse (da 5, 2 e 1 pence non le accettano). Fuori dai parcheggi non si trova nemmeno un cm quadrato per posteggiare e non azzardarsi a farlo lungo le strade perché ti danno 60 sterline di multa.

Nelle stradine secondarie o di campagna talvolta il Def passava di misura, ma ogni tanto c’è un piccolo slargo e ci si ferma a lasciar passare gli altri. Tutti, ma proprio, tutti ringraziano.

Se non si ha un TomTom, sul traghetto vendono un adesivo da mettere davanti sul vetro con il convertitore miglia/km. E sempre sul traghetto vendono l’adesivo per mascherare il fascio dei fari orientato a destra e che è obbligatorio per legge in UK per chi ha una macchina proveniente dal Continente. Dotato di istruzioni per i fari di tutte le macchine

Mangiare e dormire: in pub o ristorantini ho speso, in due persone, solo due volte permettendomi una bottiglia di vino, per la voglia…50 sterline, tutte le altre volte tra le 35 e le 40. Per dormire, B&B o alberghetti tra le 70 e le 75 sterline a notte in due con colazione (all’inglese o continentale). Non ho quasi mai pranzato, colazione e direttamente a cena. Ma quasi tutti i supermercati hanno un reparto take-away, dove due volte mi sono preso frutta fresca e mia moglie tramezzini, due bibite e si spende entro le 15 sterline.

Un’ultima cosa: se decidete di visitare siti storici date un’occhiata a questo sito: http://www.english-heritage.org.uk/ Io ho pagato la tessera per 2 persone 9 giorni 52 sterline, ma poi mi sarebbero costati (sempre in 2) Stonehenge 35, Tintagel 35, Castello di Dover 41, un altro castello 30. Insomma ci ho guadagnato almeno un centinaio di sterline. Andate a vedervi il sito, verificate cosa rientra nel loro patrimonio storico e se vedete che ci sono cose che vi interessano e che andreste a visitare, al primo luogo che è gestito da loro fatevi il tesserino. (che dura – e costa – anche più di 9 giorni, ovviamente).

(Apri la gallery per vedere altre foto del viaggio)

(Alessandro Bourlot)

 

 

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