Bretagna, il faro dei sogni

Quando, un paio di anni fa, salutai la Normandia e la Bretagna sapevo che di trattava di un arrivederci.
Per tre motivi:
i posti che avevo visto erano di rara bellezza e la gente che ci vive è stupenda, quindi la nostalgia avrebbe prima o dopo preso il sopravvento;
mi mancava da vedere una parte della Bretagna, da Brest in giù, il Finisterre meridionale, per intenderci, quindi dovevo colmare la lacuna;
avevo visto molti fari, tanti avrei voluto vederne ancora, ma soprattutto non avevo visto il “faro dei fari”, lui, l’Ar-Men, e questo motivo, che ho messo per ultimo, in realtà nella mia mente era il primo della lista.

Così ho deciso di ritornare in Bretagna. Ma se la prima volta (chi ha piacere vada a leggersi il racconto di quel primo viaggio sempre su questo sito), avendo come prima meta la Normandia e le spiagge dello sbarco, avevo attraversato in orizzontale la Francia passando a nord di Parigi, inserendo la visita ad alcune cattedrali come Reims e Rouen, questa volta ho deciso di passare a sud della capitale, fermandomi all’andata a visitare qualche castello della Loira. Per il ritorno abbiate un po’ di pazienza, lo scoprirete alla fine di questo taccuino di viaggio.

Sarò un po’ più dettagliato per chi vorrà avere qualche informazione pratica: il periodo scelto sono state le ultime tre settimane di giugno, anche se ne abbiamo effettivamente utilizzate due e mezza. Con il tempo abbiamo avuto una fortuna sfacciata: mezza giornata di pioggia all’andata, pioggia durante l’ultima tappa di ritorno, il resto sempre e soltanto sole.

Da Trieste, la prima tappa è stata Pforzheim, dopo Stoccarda, subito prima del confine con la Francia, dove abbiamo dormito all’hotel Residenz (70 euro in due per dormire, 8 a testa la colazione, 8 se si vuole il garage custodito). Il giorno dopo siamo ripartiti alla volta di Blois, valle della Loira (hotel in centro, catena Ibis) per la visita ad alcuni castelli (Blois, Chambord, Cheverny, quello di Amboise solo da fuori, ma abbiamo visitato Clos-Lucé, la casa dove ha soggiornato negli ultimi anni, fino alla morte, Leonardo da Vinci).

Dopo un paio di giorni e tre notti lì, un’unica tappa fino in Bretagna, Finisterre meridionale.

Abbiamo fatto base a Duoarnenez (hotel le Bretagne), la capitale della pesca e dell’inscatolamento delle sardine, per poco meno di una settimana. Grazie a giornate meravigliose (siamo tornati cotti dal sole, neanche fossimo stati in Grecia…), abbiamo visitato tutto quel che c’era da vedere:

Pointe du Raz, l’estremo lembo ovest della Francia, il posto più bello di tutta la vacanza;

l’Ile de Sein da dove, grazie alla splendida giornata, ho finalmente coronato il mio sogno e l’ho vito, ho visto il faro Ar-Men, in mezzo al mare a 12 km dall’isola. Meglio quindi avere un tele per la macchina fotografica e un binocolo. Per arrivare all’isola c’è una piacevolissima gita in barca di tutta la giornata: imbarco la mattina ad Audierne, ma i biglietti si possono prenotare (consigliato) all’ufficio turistico di Douarnenez, ritorno nel pomeriggio. Ar-Men a parte, l’isola è bellissima: 280 abitanti, bandito ogni mezzo di locomozione, biciclette comprese, si va tutti a piedi e gli abitanti usano un carretto, stesso modello, colori diversi, ma tutti uguali. L’isola è lunga poco meno di 3 km, larga al massino 500 metri, alta 6 metri sul livello del mare. Imperdibile.

e poi ancora un paio di fari (una passione, lo ammetto, che mi ha trasmesso mia moglie): d’Eckmühl, poco meno di 70 metri d’altezza, 304 gradini per arrivare in cima, ma la fatica è ben ripagata; e il faro di Guilvinec, a una decina di chilometri, piccolino, bianco e rosso, molto suggestivo;

un’altra giornata è andata per il promontorio di Pointe du Van e la baia des Trapassates, che deve il suo nome al fatto che, per un gioco di correnti, nei tempi passati i corpi di chi periva nei naufragi al largo venivano portati dal mare fino a questa spiaggia bellissima. Altri dicono invece che, in epoca lontanissima, da lì venivano messi sulle barche i corpi dei defunti che poi venivano affidati al mare. Per quel che mi riguarda, entrambi i racconti possono avere un loro fondamento;

infine, non perdetevi la penisola del Crozon, il Pointe de Pen-Hir, ma soprattutto la collina Menez-Hom, solo 330 metri di altitudine, ma posta in una posizione unica perché da lì si domina tutta la costa e le baie di Brest e Douarnenez;

nel mezzo, merita una visita la cittadina medievale di Quimper, famosa per le maioliche e i loro disegni, che spesso riproducono scene di vita quotidiana e il “petit breton”.

Salutata la Bretagna, abbiamo intrapreso il viaggio di ritorno facendo tappa a Le Mans per visitare il museo dell’automobile all’interno del circuito dove si corre la 24 ore. Ci siamo quindi fermati tre notti a Parigi. O, meglio, per dedicare un paio di giorni a Parigi, che conoscevamo già da precedenti viaggi, abbiamo deciso di dormire un po’ fuori, 47 km a sud, nel paesino di Morigny-Champigny, dove abbiamo trovato alloggio in un posto da fiabe, un castello con villa settecentesca, parco, laghetto di ninfee: l’hotellerie Nouvelle de Villemartin. A 4 km, a Etampes, prendevamo la RER, la metropolitana di superficie che porta a Parigi in centro (ad esempio fermate al musée d’Orsay o alla Torre Eiffel). Abbiamo fatto avanti e indietro due giorni (biglietto 8 euro a testa a tratta), senza alcun problema di orari, evitando così il traffico caotico della capitale, della quale abbiamo rivisto molte cose, tutte le più importanti, ma da fuori perché impossibile entrare date le file infinite a qualsiasi ora.

Da qui ritorno a casa, dormendo nuovamente nello stesso albergo a Pforzheim e il giorno dopo tutto d’un fiato fino a Trieste.

Un viaggio in macchina di quasi 5.000 km in totale. Da Trieste a Douarnenez ce ne sono circa 2.100 passando per Salisburgo, Monaco, Stoccarda, Baden-Baden, subito sopra Strasburgo, Orleans, Saint Nazaire e Douarnenez. Ritorno un po’ più alti, passando per Le Mans.

E ora, qualche informazione pratica:

consiglio una buona carta stradale (io ho utilizzato quella del Touring club) e un navigatore, perché la Bretagna ha mille stradine secondarie, spesso tra i campi e ci si perde facilmente. Il diesel costa mediamente 40 centesimi meno che in Italia, le autostrade (limite 130 kmh) sono care, ma ci sono molte superstrade (limite 110 kmh) non a pagamento che compensano la spesa. Autovelox inflessibili, tolleranza zero sull’alcool alla guida.

A Blois, Douarnenez e Morigny-Champigny abbiamo pagato la stessa cifra, 70 euro in due a notte per dormire e 8 a testa la colazione (che merita sempre fare perché poi non occorre pranzare; e poi ci sono i croissant…). A Morigny-Champihny cenavamo lì, 25 euro a testa più il bere, con menù unico a sorpresa, che decidono loro di giorno in giorno (merita, credetemi!), sala da pranzo con lampadario di cristallo, tavoli e poltroncine tutto in stile medievale. La gita in barca all’Ile de Sein costa 45 euro in due. I castelli della Loira hanno un biglietto d’ingresso tra i 10 e i 12 euro, cifra ampiamente giustificata dai costi che devono sostenere per mantenerli come sono e per curare i vasti parchi e i giardini che li circondano.

Alla prossima.

(Alessandro Bourlot)

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