
La strada corre nel verde, qua, nell’alta valle dell’Isonzo, Soca in sloveno. Il fiume, 136 chilometri attraverso prima la Slovenia e poi l’Italia, si presenta con il suo verde da fiaba, verde turchese. I vecchi dicono che il colore dell’acqua è questo per l’enorme numero di morti nella Prima guerra mondiale quando 615mila soldati austrungarici e italiani si spararono addosso attraverso le bocche di 5900 cannoni di ogni calibro. Ieri il teatro di una guerra spaventosa, oggi un paradiso naturalistico. Qua, nella parte slovena del corso del fiume, da Canale (Kanal) fino a Plezzo (Bovec) passando per Caporetto (Kobarid), si sono saputi inventare un futuro turistico strettamente legato alle mille risorse offerte dall’ambiente naturale. I pescatori arrivano fin dal Giappone per vedere abboccare ai loro ami la trota marmorata, gli sportivi scivolano sull’acqua su kajak e raft, risalgono la valle in bicicletta sotto l’occhio annoiato di qualche mucca, i più intrepidi si lanciano con il parapendio. La natura, qua, è splendida. Il paesaggio non è stato (ancora) violentato dall’uomo. I paesi vivono di agricoltura e turismo, sono tanti i bed&breakfast sorti nella valle, qualche fabbrica sorge soltanto nei paesoni più grossi. E adesso anche gli inglesi lo hanno scoperto, acquistando casa qua, nell’”Isonzoshire”.
Sport avventura
Il Pinguino lo può garantire: lanciarsi con il raft lungo le rapide dell’Isonzo è un’esperienza davvero divertente. Normalmente il percorso seguito dalle agenzie che organizzano queste avventure parte da Zaga, paesino 6 chilometri a valle di Plezzo (Bovec), e scivola per dieci chilometri fino a Ternova (Trnovo ob Soci). Oltre, le rapide diventerebbero troppo pericolose. Non solo per i neofiti ma anche per gli esperti del kajak. L’escursione dura due ore/due ore e mezzo, con tanto di tuffi nell’acqua nelle pozze create dalle anse del fiume (attenzione: la temperatura anche in agosto è comunque sui 10 gradi! Appunto, roba da pinguini), sotto il controllo di una guida. Ovviamente le agenzie organizzano i trasporti e si preoccupano anche della fornitura del materiale necessario: un gioco divertente ma costosetto, diciamo dai 35 euro in su anche a seconda della lunghezza del percorso. Le agenzie cui rivolgersi sono la Top (attiva a Zaga, con base direttamente sul fiume, sin dal 1993: è questa quella scelta dal pinguino nel 2006 e nel 2009 ultimo prezzo pagato 37 euro. Sito internet www.top.si) oppure le nove che operano su a Plezzo (Bovec), tra le quali il pinguino cita la Bovec Rafting team (www.bovec-rafting-team.com). Il rafting è per tutti la specialità della casa, ma in catalogo non mancano canyoning, hydrospeed, parapendio, bungee jumping e tutto quanto fa avventura e garantisce scariche di adrenalina indimenticabili.
Pesca
Se di giorno l’Isonzo è il fiume degli amanti dell’avventura, all’alba o sotto sera diventa il regno degli appassionati della pesca, che sempre più numerosi arrivano da queste parti anche dal Nord Europa e perfino da Stati Uniti e Giappone: trote marmorate e temoli le prede più ambite. I permessi di pesca costano dai 50 ai 60 euro giornalieri e sono concessi dalla Famiglia dei Pescatori di Tolmino, la Ribiska Druzina Tolmin: il sito internet ove è possibile trovare tutte le notizie, anche in lingua italiana, è www.ribiska-druzina-tolmin.si.
Storia
La storia incombe su queste valli. E’ la storia tragica della Prima guerra mondiale, per gli italiani riassunta in un nome soltanto: Caporetto. E a Caporetto (Kobarid in sloveno), a casa Massera, in Gregorciceva ulica, sulla strada che dalla piazza sale verso Plezzo (Bovec), dal 1990 è aperto il museo dedicato alla Prima guerra mondiale e alle dodici battaglie dell’Isonzo: terribili le immagini fotografiche, mentre la ricostruzione storica appare – diciamo così – un po’ diversa da quanto hanno studiato coloro i quali hanno fatto le elementari nelle scuole italiane (figurarsi poi se la scuola, come quella del pinguino, si chiamava, e si chiama tuttora, 4 Novembre!). E soprattutto lascia perplessi la figura dell’alpino, la cui voce registrata appare assai poco credibile… Comunque, da vedere. Anche per lo spirito che lo anima. “Il museo di Caporetto non è un museo di guerra, bensì dell’uomo e delle sue angustie” scrive Branko Marusic nella guida del Museo stesso. E aggiunge: “’Maledetta guerra!’: in questa concisa imprecazione sta la fondamentale testimonianza del museo di Caporetto”. (Biglietto: adulti 4 euro, pensionati e studenti 3 euro, scolari delle scuole elementari 2,5 euro. Orario: da aprile a settembre 9-18, sabato, domenica e giorni festivi 9-19; da ottobre a marzo 10-17, sabato, domenica e giorni festivi 9-18; sito internet con sezione anche in italiano: www.kobariski-muzej.si). Ma Caporetto offre anche il Museo all’aperto, itinerario storico di cinque chilometri che si snoda attorno al paese toccando l’insediamento romano-antico del Gradic (castelliere di Sant’Antonio), l’ossario italiano (completato nel 1938, fu inaugurato da Mussolini: ospita le salme di 7014 soldati italiani caduti sul fronte dell’Alto Isonzo), il sito archeologico Tonocov grad, la linea di difesa italiana, la forra dell’Isonzo, le cascate del ruscello Kozjak e il ponte di Napoleone.
di Guido Barella