
Ad Amorgos, c’è un luogo del cuore del Pinguino, a circa 5 km dalla Chora, in direzione sud: è il piccolo monastero di Agios Georgios Valsamitis. Il nome, da cui deriva il nostro aggettivo balsamico, deriva da varsamos, la menta. Ci si arriva attraverso una stradina asfaltata ed è aperto dalle 9 alle 13 e dalle 17 alle 19.
La leggenda dice che, tra le piantine di menta, venne trovata l’icona di San Giorgio cui venne dedicata la chiesa. E che, ancor prima, dei lebbrosi scappati da una nave di pirati, trovarono rifugio qua dove c’era, tra la menta, una sorgente. Dopo un po’ di tempo, la lebbra scomparve. La chiesa è del 16esimo secolo, costruita su una ancora più vecchia, del nono secolo. Chiuso per molti anni, oggi ci vive, da sola, sorella Irini (nella foto) che l’ha riparato, con i suoi soldi. Ha restaurato affreschi e icone, che peraltro dipinge e vende nel mini-negozietto a fianco della chiesa. Così come dipinge e disegna i ciottoli: acquistarne uno, un’icona , o lasciare un’offerta è un obbligo morale verso questa donna che sogna di poter ridare vita al monastero ospitando altre sorelle (anche se, dice, lo spazio è poco, ci sono solo altre due camere….).
In passato quest’area era dedicata ad Apollo: era una grotta, in realtà, sede di un oracolo, il terzo oracolo della Grecia, esattamente come a Delfi o in Epiro. Nell’antica Grecia venivano da tutte le isole a farsi predire il futuro. L’acqua arriva dai monti vicini, e difatti, appena entrati, davanti a noi si apre un arco: dentro, incanalata nella roccia, c’è la sorgente che si diceva benedetta sia perché si pensava che guarisse sia perché in grado di leggere il futuro. Uomini e donne prima del matrimonio venivano qui, così come i marinai prima di un lungo viaggio. L’acqua infine scorre dentro una ciotola, un bacino di marmo, che fino al secolo scorso (quando “funzionava” ancora come oracolo) veniva tenuto pulito con una spugna in modo che nulla, nessun corpo estraneo, ci cadesse dentro. Poi si riempiva un bicchiere e lo si esaminava ai raggi del sole con un microscopio. I monaci seguivano delle regole tramandate oralmente per “leggere” il destino: se l’acqua era chiara ma con molte macchioline bianche, voleva dire salute e successo ma con parecchie difficoltà; se le macchioline erano nere, guai in vista; se l’acqua era polverosa, meglio non fare nulla. Spesso si trovavano dei capelli: ahia, significava cure, problemi di salute, perdita di denaro. Se poi la ciotola a Pasqua era piena di acqua, sarebbe stata una buona annata per i contadini, altrimenti siccità. Oggi, come detto, questa pratiche sono state soppresse ma l’ultimo miracolo del monastero si dice sia avvenuto negli anni Sessanta, quando un marinaio sognò San Giorgio che lo avvisava di un buco nello scafo. Era vero. Oggi l’icona del santo è nel monastero di Khozoviotissa.
E poi icone, affreschi, stucchi a incorniciare gli archi con le foglie di palma. Fuori, cespugli di basilico, le rovine dell’unico mulino ad acqua dell’isola. E gatti. Se il Pinguino ha capito bene, l’ultima monaca è stata sepolta qui nel 1767, poi più nulla, fino a tre anni fa quando è arrivata a rendere ancora più meraviglioso questo posto, sorella Irini.
Ancora oggi il Pinguino pensa ai suoi occhi sereni e limpidi come la sorgente da cui sgorga l’acqua. E la “invidia”.
di Donatella Tretjak
su Amorgos potete leggere anche qua:
http://www.ilpinguinoviaggiatore.it/2012/07/amorgos-il-grande-blu/
e anche qua:
http://www.ilpinguinoviaggiatore.it/2012/07/amorgos-quel-monastero-e-un-miracolo/
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1986/87: ho fatto un sogno. Ero maschio, vestito di velluto e guardavo l’orizzonte dal ponte di una goletta. Avevo una carta marina con la sagoma di un’isola e annotazioni: “qui ci sono i pirati, attracca sotto”. Arrivo al porto, sul molo ci sono banchi di mercanti, dò monete e ricevo “cipolle” ramate. Salgo verso una porta entro nella città, dopo poco sulla sinistra nel muro c’è un oblò con dentro acqua, mi fermo e dall’alto scende un pope ortodosso in abito e mantello nero, mi dice: ” Non occorre che tu mi faccia domande, so perchè sei qui e ho le risposte” Faccio una offerta, cioè “infilo” la “cipolla” in cima all’oblò e guardo cosa succede insieme al Pope, dopo un po’ le gocce si fermano e tutto è bianco e risplende. Il Pope dà 2 responsi, che al momento non capisco. (uno si avvera dopo poco, l’altro dopo un po’) Mi sveglio e il nome dell’isola resta come scritto nella mente, lo ricopio e lo mostro al mio compagno, che raddrizza una lettera e legge AMORGOS.
Ho incontrato sorella Irini pochi giorni fa, nel monastero. La pace che lì regna è immediatamente percepibile e lei è una donna “centrata” e forte, cristallina e solida. Grande intensità questa visita e tutto è qui a livello del cuore. Naturalmente ho la mi icona che non ho scelto io perché lei (la icona) ha scelto me.