A nanna con il Ghiro di Bajardo

Eccola, è la casa delle favole. Sì, la Casa del Ghiro Sveglio (www.ghirosveglio.it) è un posto davvero particolare. Molto particolare. Ogni camera, la sala da pranzo, i corridoi e le scale, insomma l’edificio tutto, sono decorati e arredati su disegni della padrona, la signora Paola, ispirati al mondo delle favole, tra gnomi e folletti. Non ci sono tv e frigobar nelle stanze, è vero, ma non se ne sente proprio la mancanza. Anzi! Una notte qui è davvero un’esperienza da ricordare. Per grandi e piccini. Ma andiamo con ordine.

Siamo a Bajardo, un posticino in cima alla montagna (900 metri d’altezza) in provincia di Imperia, nell’entroterra di Sanremo (si chiama Valle Intemelia, tanto per essere precisi). L’ideale quindi come base per un week-end da trascorrere tra quest’ultimo lembo della Riviera di Ponente e la Costa Azzurra: in fondo Montecarlo è a trequarti d’ora di macchina. Arrivarci, diciamolo subito, non è facile. L’itinerario migliore è quello che suggerisce di uscire dall’autostrada Genova-Ventimiglia al casello di Bordighera, seguire la direzione Ventimiglia e quindi prendere per Dolceacqua, Apricale e arrivare a Bajardo. Oppure si può – come è capitato al Pinguino – uscire dall’autostrada ad Arma di Taggia, prendere l’Aurelia bis fino all’ultima uscita di Sanremo e poi seguire le indicazioni per San Romolo e Bajardo: si attraversa così il bosco di Monte Bignone e – il Pinguino lo assicura – sembra di non arrivare mai. Per carità, la strada è molto, molto bella immersa com’è nel bosco, ma, insomma, forse era meglio la prima alternativa (specie di sera o in inverno con la neve…).

Comunque sia, arrivati a Bajardo la nostra Casa del Ghiro Sveglio è proprio sulla strada principale, sulla destra prima di entrare nel cuore del paese: l’indirizzo è via Roma 56 (telefono 0184-674012, oppure 349-7519595). A noi ci ha accolto il marito della signora Paola, Alberto, un ingegnere meccanico che la professione ha portato in Francia e in Brasile prima che decidesse di cambiare vita e di venire quassù. In precedenza la coppia ha gestito un agriturismo in un altro paesino della zona, poi ha messo gli occhi su questa casa. Che non è una casa qualsiasi. La storia dice che quest’edificio – un vero castelletto di fine Ottocento con tanto di torretta, il suo nome è Castel d’Eolo - è stato prima residenza di qualche alto prelato per poi diventare colonia alpina. Un giorno la signora Paola l’ha scoperto e se ne è innamorata (in realtà, il colpo di fulmine l’ha avuto per “colpa” del maestoso faggio!!!). Lei, disegnatrice di libri per bambini, l’ha così trasformato secondo il suo gusto facendo – il Pinguino ne è convinto – diventare matto il falegname chiamato a far diventare realtà i suoi progetti: attenzione, il falegname è Alberto, la dolce metà di Paola, l’ingegnere appassionato di bricolage. Nessun altro avrebbe potuto…  sopportare  la splendida follia creativa della signora! Il risultato, comunque, è davvero intrigante.

E allora, ecco le camere. Un paio al piano di sotto, un paio al piano di sopra. Camera Alice, camera Cappuccetto Rosso, camera Gnomo Cinerino e camera Fata Piumetta. Tre triple e una da cinque posti, tutte con servizi privati dotati di un’ampia scorta asciugamani. Per i bambini deve essere una specie di Disneyland in miniatura: proprio come negli alberghi dei parchi divertimenti si entra in un altro mondo, ma qua con quella poesia che là non può esserci. E anche la sala dove si fa la colazione, con il camino dal gran nasone, non sfugge alla regola della casa. In giardino, poi, vivono tranquilli gli animali di famiglia: cani, gatti, Ugo e Carlotta (l’asinello e la pecorella). Inutile dire che il Pinguino si è trovato davvero bene e ha letto un po’ sconcertato alcuni commenti non troppo positivi su internet: chissà, forse quei clienti avevano trovato i padroni di casa con la luna un po’ storta, del resto un po’ estrosi lo devono essere (altrimenti quando mai uno si sogna di trasformare una casa in questo modo!). C’è da aggiungere che il sito internet della Casa del Ghiro riferisce che i prezzi vanno dai 40 ai 45 euro a persona per notte (bambini fino ai 4 anni gratis, dai 4 ai 15 anni 10 euro a notte) con riduzioni per i soggiorni superiori alle due notti. E’ possibile cenare (vegetariano) con i padroni di casa. E per colazione, torte e biscotti fatti in casa! Le bestioline? Sono le benvenute e  soggiornano gratis! D’altra parte, se hai già un zoo in giardino….

E poi, poi c’è il paesino. Bajardo, il “terrazzo delle Alpi” (www.comunebajardo.it; www.visitrivieradeifiori.it). Ha un cuore medievale fatto di stradine strette strette che si arrampicano sul dorso della montagna. Gli abitanti sono circa trecento (in inverno poche decine…), ma numerose sono le case in ristrutturazione. Diventeranno seconde case, per trascorrere le vacanze in una zona che è un balcone affacciato sulle Alpi Liguri e sul mare: quassù assicurano poi di avere un microclima davvero particolare con sole praticamente tutto l’anno (300 giorni assicurati, si dice!). I boschi di pini e castagni inoltre devono essere una sorta di paradiso per i cercatori di funghi. La leggenda poi ci aggiunge il suo tocco di mistero suggerendo che a fondare il paese sia stato il paladino Rinaldo, che gli diede il nome del proprio destriero.

Da vedere è sicuramente la parte alta del paese, la più scenografica, con la chiesa di San Nicolò, distrutta dal terremoto del 1887 quando – per un terremoto – il tetto della chiesa crollò decimando la popolazione di Bajardo: era il mercoledì delle Ceneri. Ancora oggi la chiesa ha come tetto il cielo, il pavimento è stato sostituito dall’erba, resiste quel che resta dell’altare mentre i muri perimetrali sono lì, intatti, hanno lottato e vinto contro il tempo e il terremoto. E poi c’è, proprio lì vicino, l’insegna che vi porterà al “Terrazzo sulle Alpi”: quest’affaccio merita più di una foto.

Ma… la “vita” qui? Beh, grande festa in paese c’è per Pentecoste, quando il tronco di un pino viene issato al centro della piazza del paese, simbolo di futuro e di felicità (ed è curioso rilevare come tradizioni assolutamente simili sopravvivano anche in zone molto lontane, geograficamente e culturalmente, come in Austria e in tutti i territori un tempo facenti parte dell’impero austroungarico, dove il tronco d’albero viene issato il primo maggio). Questa festa si chiama “Ra barca” e prevede ben una settimana di balli e canti, fino alla domenica successiva quando l’albero viene venduto all’asta al miglior offerente.

A dir la verità, l’albero è pure lui legato a una leggenda. Tristissima. Dunque: si narra che la Repubblica di Pisa (quindi, un bel po’ di secoli fa…) avesse acquistato da Bajardo parecchio legname per la sua flotta navale.  A ritirare il prezioso carico, ecco giungere nel paesino alcuni pisani. Il capitano della spedizione cosa fa? Non si innamora della figlia più giovane e più bella del Conte di Bajardo? Che, uffa, dice no a questo amore. Allora, la bella Angelina e il suo capitano scappano tentando di raggiungere Pisa.  Il Conte li insegue, li raggiunge e decapita la figlia con un solo colpo di spada. Il giovane capitano rimane vivo, e se ne torna a Pisa immaginiamo affranto. Morale: il tronco dell’albero non rappresenta altro se non l’albero di quella nave triste che tornava in patria piangendo il suo amore…

Questo per Pentecoste. Ma anche a Ferragosto il Pinguino ha trovato una discreta animazione in paese. E in paese ha anche mangiato decisamente bene (e a un prezzo altrettanto decisamente ridicolo) nella trattoria consigliata dagli stessi proprietari del Ghiro: si chiama Jolanda ed è in via Roma 47. E’ anche pizzeria, ma la cucina con la sua selvaggina, i suoi funghi e il vinello locale sono da provare.

Altrimenti, la gastronomia locale, che è quella tipica della montagna, offre anche le “ciausun” ( torte di erbe selvatiche cotte nel forno a legna), il coniglio, verdure sott’olio, pomodori secchi, fagiolini, il tutto – consigliano gli esperi – innaffiato da un bicchiere di Rossese. Insomma: andateci!

di Donatella Tretjak e Guido Barella

(il Pinguino è capitato a Bajardo nell’agosto 2010)

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