A Ioannina con Alì Pascià

Ioànnina (con l’accento lì, sulla prima “a”) non è proprio una delle principali mete degli itinerari turistici classici che attraversano la Grecia continentale. Eppure è a meno di 80 km di autostrada dal porto di Igoumenitsa, dove fanno scalo, prima di poi arrivare a Patrasso, tutti i traghetti dall’Italia. Ma soprattutto Ioannina è davvero una bella città, dove trascorrere almeno un paio di giorni, ad esempio appena sbarcati o subito prima di tornare ad attraversare l’Adriatico. Una città dove la complessa storia di questa regione, l’Epiro, la respiri passeggiando lungo le viuzze del Castro che si affaccia imperioso sulle acque del lago di Pamvotida o dei quartieri appena fuori le mura così come tra quel centinaio di case o poco più dell’isoletta che sorge tra le acque del lago stesso.

E’ la Ioannina romana (interessantissimi nelle vicinanze i ritrovamenti archeologici lungo quella che era la via Egnatia), è la Ioannina bizantina, è la Ioannina di Alì Pascià (che ha tra l’altro lasciato in eredità l’arte orafa ai suoi artigiani), è la Ioannina sempre e comunque rimasta intimamente quanto profondamente e orgogliosamente greca ma approdata stabilmente sotto la bandiera ellenica soltanto nel marzo 1913 quando i turchi furono definitivamente cacciati dall’Epiro.

Oggi, già tra le vie pedonali o i marciapiedi dell’area del vecchio Bazar, appena fuori dal Castro, le contaminazioni della storia – soprattutto ricche di tratti ottomani – le ritrovi nell’architettura degli stabili così come nei profumi che si alzano dalle taverne che innumerevoli si rincorrono con i loro tavolini che invadono la strada con una clientela spesso molto giovane. Sì, perché Ioannina è una delle principali città universitarie dell’intera Grecia, capace di attrarre studenti da tutto il Paese: sono circa 25 mila gli iscritti nelle dieci facoltà che offrono complessivamente oltre venti corsi di laurea.

E così camminando con il naso all’insù si arriva alla Porta Centrale che introduce all’interno della cinta muraria la cui parte più antica è di origine ellenistica e quindi bizantina ma che è stata perfezionata nella forma che ammiriamo oggi durante il regno di Alì Pascià in quanto rinnovata definitivamente attorno al 1815 (un tempo separata dal resto della città da un fossato: oggi, più prosaicamente, da una strada…). E il Castro che si apre davanti al visitatore a Nord Est e a Sud Est ospita la Cittadella ricca di preziosi ricordi del passato: quelle che erano le antiche strutture della cittadella oggi tramandano l’antico spirito ospitando anche una serie di musei.

La Cittadella

Leggermente rialzata rispetto al resto del Castro, ecco dunque, oltre un arco in pietra, la Cittadella che, all’estremità della zona di Nord Est, ospita quello che tutt’oggi è certamente uno degli edifici più affascinanti che la caratterizzano, la Moschea di Aslan Pascià, realizzata laddove in precedenza sorgeva la cattedrale ortodossa dedicata a San Giovanni Battista e le cui finestre guardano l’azzurro del lago cinto dal verde rigoglioso delle sue sponde: oggi ospita il Museo etnografico con costumi tipici dell’Epiro e affascinanti fotografie. Ma sono soprattutto le decorazioni pittoriche e scultoree della cupola del mihrab decisamente molto ben conservate a colpire e ad affascinare il visitatore in questa Moschea costruita nel 1619 e rimasta adibita a funzioni religiose fino al 1933.

Non è, questa, l’unica Moschea della Cittadella: nell’area a Sud Est si trova, nel punto più alto, anche la Moschea di Fethiye, restaurata tra il 2005 e il 2008, che sorge nel parco quasi a strapiombo sul lago, costruita da Alì Pascià attorno al 1795 sulla base di una chiesa bizantina dedicata all’Arcangelo Michele, della quale sono sopravvissute soltanto due colonne in marmo. A pochi metri, poi, a Nord Ovest rispetto alla Moschea, i resti di quella che era la tomba di Alì Pascià, dove il suo corpo decapitato venne sepolto nel 1822 al fianco di quello della moglie Emina. La copertura originaria in ferro battuto venne rimossa nel corso della Seconda Guerra Mondiale. L’attuale copertura, sempre in ferro battuto, venne apposta nel 1999 a cura di un’associazione culturale e archeologica di Ioannina.

La Moschea di Fethiye, che fu cuore della vita islamica della città (ma che nel 1913, all’approdo sotto la bandiera greca, divenne sede di una guarnigione dell’esercito ellenico…), sorge alle spalle dell’interessante Museo Bizantino, ospitato in quello che era il Padiglione Reale, edificato su parte di quello che era il Serraglio di Alì Pascià. Non lontano, poi, l’edificio che ospitava il Tesoro, oggi in parte trasformato nella cappella di Agios Anargyroi e in parte nella visitabile sezione del Museo Bizantino dedicata alla Collezione di monili e altri oggetti in argento.

Il Castro

E’ poi estremamente rilassante scendere dalla Cittadella e passeggiare lungo le viuzze del Castro, assolutamente tutto abitato ma immerso in una pace assoluta. Alcuni bar anche molto accoglienti (ad esempio il Chevalier, nei pressi della porta principale), qualche negozietto di alimentari e nient’altro a preservare la serenità di un luogo che sembra davvero vivere in un tempo sospeso.

Il Museo Archelogico

All’esterno del Castro, in via 25 Marzo (alle spalle dell’Averof, una delle vie principali del centro di Ioannina, all’altezza delle filiali dell’Alpha Bank e della National Bank, la Ethnikì Trapeza) si trova il Museo Archeologico. Non è affatto semplice da trovare, anche perché secondo la …migliore tradizione greca i cartelli indicatori o non ci sono proprio o, se ci sono, sono pressoché nascosti, ma vale la pena diventare matti per scovarlo. Non è grande, il Museo, ma ospita vestigia assai interessanti che giungono da tutta la regione. Una curiosità: l’oggetto più antico tra quelli in esposizione è un’ascia che risale a circa 200mila anni prima di Cristo, la più antica di tutta la Grecia. E, particolare non da poco, anche l’allestimento aiuta molto il visitatore

L’Isola di Ioannina

Già il breve (una manciata di minuti) viaggio tra l’imbarcadero appena fuori il Castro all’isola del lago di Pamvotida è una delle esperienze più deliziose che si possano vivere a Ioannina. Sarà per il clima che si respira ancor prima di imbarcarsi nell’area verde a bordo lago solcata dal viale sul quale passeggiano le carrozzelle trainate dai cavalli, sarà per la vista che si apre delle rive del lago e, voltandosi, della Cittadella che si affaccia sull’acqua, sarà poi per i canneti che circondano l’isoletta, nascondendo gli approdi utilizzati dagli abitanti dell’isolotto. Sono gli eredi dei profughi approdati sin qua nel XVI secolo dal Mani (la penisola centrale del Peloponneso), la maggior parte dei quali oggi impegnati nelle attività legate al turismo: l’ultimo dato disponibile, risalente all’ormai comunque lontano 2011 riferisce di 219 abitanti. Qualche centinaio in più erano invece fino a pochi anni prima, quando era attiva sull’isola anche una scuola primaria: oggi invece i bambini ancora residenti sull’isola vanno a scuola in città pigliando la prima barca del mattino.

Una strada corre lungo la riva del lago a congiungere il paesino, affacciato sul lato Nord (sul versante opposto rispetto alla città, ma a poche decine di metri dalla riva alla quale è collegata da un barcone che fa servizio di traghetto per le pochissime auto autorizzate a circolare sull’isola), con la parte meridionale dove sorgono alcuni monasteri.

Il punto di riferimento per i visitatori è (e non potrebbe essere altrimenti) il Museo di Alì Pascià, ospitato in una casa che peraltro è una ricostruzione: quella originaria è stata infatti distrutta non troppi anni fa dalla caduta di un albero imponente. Ebbene, è comunque in questo luogo che Alì Pascià venne assassinato nel gennaio 1822 dai turchi che gli fecero pagare con la vita gli intrighi che aveva architettato: ancora oggi si vedono comunque i fori delle pallottole nel pavimento (evidentemente recuperato nella fedele ricostruzione dell’edificio). Il Museo presenta ricchissimi monili e altrettanto preziosi abiti dell’epoca, oltre alle armi possedute da Alì Pascià.

Una curiosità: la stradina che conduce al Museo è all’ombra di una roccia nella quale sorgono una serie di grotte: nel XV secolo ospitavano i monaci mentre in tempi più recenti, nel novembre 1940, furono il rifugio degli abitanti dell’isola nel corso dei bombardamenti italiani nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Nell’ombrosa piazza al centro del paese sorgono numerose trattorie dove è possibile mangiare spendendo davvero poco (la specialità locale sono le zampette di rana). A pochi passi dalla piazza, la deliziosa chiesetta Ieros Naos Koimeseos Theotokou (l’Assunzione della Vergine) e poco oltre una piazza sulla quale si affaccia una pasticceria che vende le deliziose specialità dell’isola realizzate dalla locale Cooperativa femminile. Vicino all’imbarcadero invece un paio di locali e gli immancabili negozi di souvenir.

Il mito di Alì Pascià

Vivere come un Pascià”? Meglio ancora: “Vivere come Alì Pascià a Ioannina”! Questo detto, popolarissimo in Grecia, la dice lunga sul personaggio e sul suo rapporto strettissimo con la città che lo accolse e della cui storia è stato e rimane ancora oggi uno dei protagonisti assoluti, se non “il” protagonista assoluto.

Alì era nato a Tepelene, nell’attuale Albania, a un centinaio di chilometri a Nord Ovest da Ioannina, nel 1741. Nominato Pascià nel 1787 per il ruolo avuto al fianco del sultano nella lotta contro gli austriaci, riuscì quindi a conquistare Ioannina, all’epoca, con i suoi 30mila abitanti, tra le principali – se non la principale – città della Grecia. E su Ioannina Alì Pascià governò per 33 anni in maniera molto scaltra con alleanze ora con i turchi, ora anche con i francesi o gli inglesi. E così nel 1809 ricevette in Epiro un allora giovanissimo lord Byron, il quale con queste parole descrisse il Pascià alla madre in una lettera: “Sua altezza è un tiranno privo di rimorsi, colpevole delle più orribili crudeltà, molto coraggioso, tanto bravo come generale, tanto che lo chiamano il Bonaparte maomettano (…) ma altrettanto barbaro, che tortura i ribelli”.

E a una donna e alla sua passione per lei da parte di Alì Pascià, è legata la più famosa tra le leggende che lo vedono protagonista. La donna era una greca, Kyra Frosini, e oggi sull’isola, a pochi metri dalla casa museo del Pascià, una installazione realizzata all’interno di un edificio del complesso ne rievoca la sorte: ebbene, la bella e colta Kyra Frosini, moglie di un mercante spesso assente per curare i suoi traffici, ebbe una relazione con il figlio di Alì Pascià, Muhtar. Ma anche il padre Alì mise gli occhi su di lei. Sarebbe stata la moglie di Muhtar, figlia di un importante dignitario di corte, a chiedere, una volta scoperta la tresca del marito, la testa della donna. Alì Pascià resistette, sia per il rapporto che (si dice) egli stesso aveva con la donna sia per non mettersi contro l’intera comunità greca della città vista la popolarità di Kyra Frosini, fino a quando dovette dare seguito alle accuse della nuora. E così la bella Kyra Frosini fu arrestata, processata e condannata a morte assieme ad altre 17 donne adultere della città. Le donne furono caricate su una barca e portate in mezzo al lago dove furono gettate e fatte annegare. E si narra che il fantasma della donna ancora oggi “passeggi” sul pelo dell’acqua.

Come accennato, Alì Pascià morì nel 1822, il 5 febbraio, per mano turca. Il sultano ottomano infatti, preoccupato per la troppa autonomia di Alì, mandò in Epiro un esercito di 50mila uomini. Il Pascià fu convinto con l’inganno a lasciare il suo castello nel Castro di Ioannina e a raggiungere l’isola dove venne ucciso. Decapitato, la sua testa issata su una lancia fu quindi portata di villaggio in villaggio in tutto l’Epiro.

I dintorni della città

Chi in Grecia non si è mai trovato sul tavolo al ristorante una bottiglia di acqua minerale Zagori? Ebbene, lo Zagori è una regione montuosa proprio del Nord Ovest della Grecia, alle spalle di Ioannina, dalla bellezza selvaggia. Così come particolari, tutte da vedere, sono molte delle case dei villaggi di questa area, di pietra, con portici dagli alti soffitti, risalenti al periodo a cavallo tra il 1700 e il 1800.

Sempre a Nord della città sono molto famose anche le grotte di Pérama, il sistema di cavità sotterranee più grande di tutta la Grecia (la visita guidata dura 45 minuti).

Sette chilometri a Sud Est di Ioannina invece ecco il sito archeologico di Dodona, sede nell’antichità dell’Oracolo di Zeus. L’area è molto vasta e altrettanto interessante: spettacolare e ottimamente conservato è l’anfiteatro, usato tuttora per ospitare manifestazioni culturali.

Guido Barella

(A Ioannina il Pinguino ha soggiornato all’albergo Palladion. Ultima visita nel settembre 2019)

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