Passau-Vienna, in bicicletta a rincorrere il Danubio

Sulla pista ciclabile del Danubio sono stati scritti tantissimi libri. Ogni primavera riviste specializzate (e non) la propongono come vacanza. E allora perché parlarne anche qui? Perché tenterò di raccontare come una famiglia di quattro persone, con due bambine di 10 e 8 anni, è riuscita in un’impresa che impresa non è, perché molto più semplicemente si è trattato di una magnifica pedalata.

La ciclabile del Danubio, in realtà, inizia alle sorgenti del grande fiume e arriva fino ai Balcani. Noi ci siamo accontentati del tratto Passau-Vienna, 350 splendidi chilometri percorsi in una settimana.

Epoca e preparazione al viaggio

Da giugno a metà settembre qualsiasi settimana va bene, tanto quando piove non è prevedibile, quindi bisogna affidarsi alla fortuna. Il nostro viaggio è stato fatto a metà giugno: due giorni di pioggia, uno di vento teso, costante, fastidioso di tre/quarti, da nord est; il resto sempre bel tempo, sole, caldo il giusto. Immaginando un po’ cosa ci aspettava, in primavera abbiamo fatto girare i pedali per allenarci un pochino: parlo di quattro, cinque volte in tutto, non pensate a nulla di più. Delle quattro bici, una era da bambino, avendo all’epoca mia figlia più piccola 8 anni appena compiuti. Mountain bike alle quali avevamo sostituito le gomme tassellate con quelle lisce, da strada (ma sempre piuttosto consistenti perché i cerchi rimangono quelli originali), per risparmiare nel rotolamento almeno un 20% di fatica.

Le selle delle tre donne erano per l’appunto anatomicamente “da donna”, e consiglio a tutte le signore di adottare questa soluzione. Chi poi preferisce i pantaloncini con l’imbottitura, chi (come me) no, ma la sella è quello che conta. Portapacchi posteriore, borse da bici su tre bici, la quarta (la più piccola) portava la borsettina frigo con la merenda, tutti con una piccola borsa porta documenti da manubrio. Avendo tutto con noi, non potevamo portarci molte cose: un paio di scarpe di ricambio, un paio di ciabatte, un pigiama, due magliette e un paio di calzoni, calzini, fazzoletti e biancheria, una felpa, giacca da pioggia, cappellino per il sole (confesso, non avevamo il casco; lo so, è un problema di sicurezza e ognuno faccia come meglio crede, ma avevamo i guanti da bici per limitare i danni di eventuali cadute che per fortuna non ci sono state). Alcuni sacchetti di nylon grosso usa e getta – ed elastici per fissarli – per coprirci le scarpe fino alle caviglie in caso di pioggia.

E poi qualche ricambio per le bici: set attrezzi da bici, smagliacatena più un paio di maglie, qualche cavetto freno, 4 camere d’aria grandi e una per la bici piccola, levette in plastica per toglierle dai cerchi, una scatolina con il necessario per riparare le forature, pompa. Macchina fotografica, cartine con il percorso, vocabolarietto.

Il viaggio

Abbiamo optato per raggiungere Vienna in macchina, dormire lì un paio di notti così da visitare la città (anche se c’eravamo già stati diverse volte, Vienna è sempre Vienna). Il posto dove andiamo abitualmente a dormire è nel bosco viennese, a 8 chilometri dalla stazione ferroviaria di Hütteldorf, che è anche il capolinea della metropolitana U4 verde di Schönbrunn. Ottima una Gasthof dove cenare a 100 metri a piedi dalla Pension. L’indirizzo è: Haus-Pension Pillmeyer Sofienalpenstr. 9 A-1140 Wien-Mauerbach  tel. e fax 0043 1 9792182/3, ci passa il bus 249. La macchina l’abbiamo lasciata in parcheggio davanti alla Pension per tutta la settimana (abbiamo chiesto un tanto ai gestori e non c’è stato alcun problema) e siamo andati a riprenderla una volta finito tutto.

La mattina della prevista partenza siamo rimasti bloccati da un diluvio universale. Rinvio di 24 ore e giornata meravigliosa. Allora abbiamo caricato le bici e noi stessi a Hütteldorf sul treno per Passau, in Germania, e dopo 3 ore e mezza siano arrivati al punto d’inizio. La ciclabile inizia in stazione, nel senso che è segnata già sulla pensilina. Non è possibile sbagliare. Il percorso è lungo 350 chilometri, tutto ciclabile (a parte 12 km tra Grein e Ybbs che corrono lungo la statale, ma sono proprio soltanto 12 km), al 95% asfaltato, al 90% pianeggiante.

Abbiamo fatto tappe di circa 50/60 km al giorno, fermandoci un giorno a Melk (abbazia benedettina con annessa la biblioteca dove Umberto Eco ha ambientato “Il nome della Rosa”). A Melk, lungo la stradina che porta all’imbarco dei battelli sul Danubio, c’è una casa dove sulla facciata sono segnati i livelli raggiunti dalle piene nel corso dei secoli: a parte il 1501 quando il Danubio…fece visita alla soffitta, nel 1954 arrivò a metà casa e nel 1991 all’altezza della prima finestra. Prima di Vienna noi stessi abbiamo sperimentato una piccola piena, con la pista invasa dall’acqua, ma i solerti austriaci avevano già previsto un servizio di trasbordo con una barchetta che caricava una decina di bici alla volta e le scaricava 500 metri dopo, all’asciutto.

Ogni pomeriggio, tra le quattro e le cinque, cercavamo dove dormire. Mai nessuna difficoltà. Un posto ti segnala già dove andare la sera dopo, un passaparola che funziona alla grande. Lungo il percorso ci sono anche dei punti informazioni dove si può prenotare da dormire (sempre colazione compresa): una volta scelto (fanno vedere anche la foto) luogo e sistemazione (albergo, Pension, Zimmer/camera) si versa un acconto pari all’8% del prezzo complessivo, che verrà scalato al momento del saldo. Ciò per evitare che la gente prenoti e poi vada da qualche altra parte.

A cena non c’è che l’imbarazzo della scelta: una volta abbiamo mangiato nello stesso posto dove alloggiavamo, le altre volte in Gasthof o in pizzeria, nella Wachau sempre nelle Heuriger,  l’equivalente dei fraschi che si trovano sul Carso triestino: sono case private che vendono vino di propria produzione, salumi e formaggi e poche altre cose (anche dolci) tutte fatte in casa. Sono facilmente riconoscibili perché sulla facciata che dà sulla via è appesa una ruota fatta di foglie di pannocchia essicate e intrecciate. Il modo migliore per conoscere questa magnifica zona dell’Austria. I prezzi austriaci sono almeno il 30% in meno rispetto all’Italia.

La mattina, prima di metterci in viaggio, compravamo in qualche bottega la merenda e a pranzo ci fermavamo nei punti sosta attrezzati sempre con panchine, tavoli, acqua potabile, lungo il Danubio. In ogni posto dove abbiamo dormito si potevano lavare i vestiti e stenderli. In ogni paese e in molti distributori di benzina ci sono ricambi per bici e possibilità di ripararla. Tutti gli altri ciclisti ti salutano e sono pronti a darti una mano in caso di necessità. Non si è mai soli. Se poi, per motivi diversi, dovesse subentrare la necessità di tornare in fretta a Vienna (o a Passau se si sceglie il percorso inverso), si può prendere il treno oppure salire (bici appresso) su uno dei tanti battelli fluviali e giungere a destinazione.

I luoghi

Durante il viaggio abbiamo visto al mattino brucare i caprioli sotto le nostre finestre, una vipera ci ha attraversato la pista, un falco roteava sopra le nostre teste, scoiattoli e leprotti ormai non li contavamo più, come i cigni e i germani sull’acqua. Se mi chiedessero qual è la parte più bella di questi 350 chilometri non saprei rispondere o, meglio, risponderei tutto, perché ogni zona ha la sua particolarità.

A Passau confluiscono tre fiumi, l’Inn da sud, il Danubio da ovest e l’Ilz da nord: avendo acque di diversa densità, per un tratto colorano in modo differente il Danubio che li raccoglie. Da Passau, il primo tratto della ciclabile porta a Schlögen, dove il Danubio fa una grande ansa chiamata “nodo scorsoio”, poi si scende verso Linz e prima e dopo si attraversano campi di mais e di grano. Di Melk ho detto, merita la sosta di un giorno.

L’abbazia di Dürnstein con il suo campanile bianco e azzurro, Spitz, Krems, sono tutte nella Wachau, vallata con i terrazzamenti dove si produce un ottimo vino bianco e un discreto vino rosso. E’ l’unica parte della pista ciclabile un po’ in saliscendi, ma fattibile da chiunque.

Si entra poi nella pianura a Tulln, dove il Danubio piega in basso a 90 gradi e si tuffa verso Vienna. Sono i chilometri più belli, quelli che ti danno il senso del viaggio, lì non pedali, voli. E quando arrivi al cartello WIEN il cuore ti si riempie d’orgoglio per aver fatto qualcosa di cui ti ricorderai. Lo so, è una sciocchezza, molti fanno tanto, tanto di più, di più faticoso, di più gratificante, di più selvaggio, ma noi quattro eravamo contenti di quel che avevamo appena concluso. Per noi aveva voluto dire qualcosa, eravamo contenti così.

Variante con bambini piccoli

Amando molto la bici, prima di affrontare la Passau-Vienna come avete appena letto, un buon 70% l’avevo già fatta a piccole tappe. Mi spiego: avendo le bambine molto piccole e dovendole trasportare sul seggiolino agganciato al portapacchi posteriore della bici, evidentemente non mi potevo permettere un viaggio tutto d’un fiato. Per semplici ragioni logistiche: sul portapacchi o ci stanno i seggiolini o ci stanno i bagagli. Senza contare che a due, tre, quattro anni, i bambini non stanno volentieri tante ore seduti dietro: s’annoiano, s’addormentano, frignano. E hanno ragione, ci mancherebbe. Così in due differenti estati affittammo un appartamento: la prima volta in zona Wachau, la seconda in zona Schlögen. Alla mattina si partiva per una trentina, quarantina di chilometri verso Vienna e al pomeriggio si ritornava alla base con un battello fluviale. Il giorno dopo altri 30/40 km verso Passau e ritorno idem. Il giorno dopo ancora un pezzo in macchina, un pezzo in bici e ritorno alla macchina con battello. E così via. Intendiamoci, non è come farla tutta d’un fiato, ma rimango dell’idea che piuttosto che niente….meglio piuttosto!

di Alessandro Bourlot 

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Una Risposta a“Passau-Vienna, in bicicletta a rincorrere il Danubio”

  1. fabrizio ha detto:

    sto organizzando per il 2012 un giro in bici con un gruppo di amici siamo appasssionati di mtb e strada e questo giro mi entusiasma… magari facendo anche piu’ km… arrivando in battello in ungheria ???datemi dei consigli….grazie fabrizio

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