Provenza, la lavanda di Cezanne e i girasoli di Van Gogh

Quell’atmosfera  un po’ così che soltanto la provincia francese riesce a offrire, una natura che conquista, pagine di storia affascinante, tradizioni uniche. E’ la Provenza, la terra della lavanda ma non solo della lavanda, la terra della Camargue, così vicina eppure così lontana dalla Marsiglia metropolitana.

Il Pinguino, per girarla un po’, ha scelto di fare base a Saint-Remy-de-Provence (www.saintremy-de-provence.fr), paesino piccolo ma assolutamente delizioso, dormendo all’albergo Villa Glanum (www.villaglanum.com), a due chilometri dal centro sulla strada per Baux-en-Provence: una piccola oasi tra gli ulivi.

Da Saint-Remy-de-Provence ad Arles

A Saint-Remy-de-Provence venne internato il povero Vincent Van Gogh. Da vedere il monastero-nosocomio - poco oltre il paesino sulla strada verso Le Baux – dove il povero Vichi veniva sottoposto alle torture spacciate per terapie. C’è ancora il suo lettino e la vasca “di contenimento” dove venivano fatti i bagni ghiacciati. Appunto: agghiacciante. E da vedere Glanum, la zona archeologica romana. Gli scavi non meritano, sono davvero in rovina. Belli invece, in un piazzale poco fuori il paese, il mausoleo e l’arco.

A proposito del paese, piccolissimo ma bellissimo: una passeggiata è d’obbligo, magari per comprare i formaggi: c’è una formaggeria, la Cave aux fromages di place Hilaire 1, dove si possono scegliere – a prezzi più accettabili di altri posti – tante tome e formaggi di capra. Se li comprate il giorno prima del viaggio, arrivano integri. Da godere poi i colori dei negozi che vendono erbe (non solo lavanda).

A una decina di chilometri verso sud, Les-Baux-de-Provence (www.lesbauxdeprovence.com) è imperdibile per il suo borgo fortificato su uno sperone roccioso, che ospita anche frequenti rievocazioni storiche (www.chateau-baux-provence.com; orari: primavera 9-18.30, estate 9-20.30, autunno 9.30-18, inverno 9.30-17) e per la vicina cava di bauxite esaltata da giochi di luce, tanto da essere stata ribattezzata “Cathedrale d’images” (www.cathedrale-images.com): vengono organizzate delle mostre e si proiettano sulle pareti le immagini (si è al buio, ed è molto suggestivo). I prezzi degli ingressi partono dai 7.60 euro del castello (5.70 i ridotti) ma verificare sul sito offerte e combinazioni possibili.

Prima poi di arrivare ad Arles d’obbligo è fermarsi, poco dopo il paesino di Fontvieille (che ospita il mulino celebrato da Alphonse Daudet nelle “Lettere dal mio mulino”, apertura tutti i giorni dal primo febbraio al 31 dicembre, ingresso 2,50 euro: www.fontvieille-provence.com) all’abbazia di Montmajour, sulla sinistra. Curiose, all’esterno, le tombe dei monaci scavate nella roccia.

Ed ecco Arles (www.tourisme.ville-arles.fr). La città si trova sulle rive del Rodano e il suo delizioso centro storico è visitabile a piedi. Vi domina l’arena, che oggi ospita le corride, ma da vedere è anche il teatro antico della fine del primo secolo e da percorrere sono gli Alycamps che portano alla chiesa di Saint-Honorat, viale bordato da sarcofagi. Ma è soprattutto piacevolissimo perdersi lungo le stradine e le piazze, anzi la piazza: de la Republique dove si affaccia la chiesa di Saint Trophime, un vero capolavoro con il portale del XII secolo, vera e propria bibbia scoperta nella pietra. E lungo piazze e stradine, godersi i tanti, tantissimi negozi di stoffe (qui il Pinguino ha fatto man bassa di tende… nel negozio Les Olives, sul viale dove fanno il mercato, boulevard des Lices).

A proposito di mercato,  si svolge il mercoledì e il sabato e si trovano tante cosine particolari: dalle tovaglie di “tutti i giorni” a una specialità gastronomica come le salsicce di toro per arrivare alle gonne e camicie provenzali.

Passeggiando per la città poi capiterà di vedere dei pannelli con le riproduzioni di quadri di Van Gogh, che amava molto Arles e che qua dipinse le sue tele più luminose, tra cui la famosa serie dei girasoli. Ma vi capiterà anche, magari, di finire in mezzo a una concentratissima partita di bocce.

Ad Arles ci sono – ma in realtà si trovano dappertutto in Provenza – dei bei santons: sono statuine in terracotta di altezza variabile decorate a mano che vengono usate soprattutto per il presepe e rappresentano anche i diversi mestieri (il mugnaio, la lavandaia…). Insomma, un po’ come i presepi di San Gregorio Armeno a Napoli.

La Camargue

I grandi spazi degli “etang”, gli “stagni” di quest’area paludosa popolata da migliaia di fenicotteri ma anche da cavalli e tori (questi ultimi protagonisti della corsa camarguese, versione “indolore” – insomma: qua vince il toro! – della corrida spagnola: il pinguino ne parla qua: www.ilpinguinoviaggiatore.it/2011/06/corsa-camarghese-la-corrida-dove-vince-il-toro/) lasciati liberi a pascolare sono davvero particolari: noleggiare una bici è l’ideale per perdersi lungo i viottoli che la attraversano. Da sapere: la lunghezza dei sentieri non è segnalata, così attenzione a non andare troppo avanti nella gita, si rischia di morirci su quella bici (com’è successo al Pinguino). Inoltre, è il caso di portarsi dietro almeno da bere, ottimo anche da mangiare: non c’è un tubo se si ha sete o fame!!! Lungo i percorsi, poi, numerose sono le torri d’osservazione dalle quali osservare fenicotteri, fenicotteri e ancora fenicotteri.

Il primo consiglio è quello di andare a visitare la “porta” della Camargue (dove si possono noleggiare le bici, ad esempio): Saintes-Maries-de-la-Mer (www.saintesmaries.com). Ha le case bianche, che nulla hanno a che fare con lo stile Provenza, ed è la città degli zingari. Nel senso che qui gli zingari vivono in maniera stanziale a centinaia e che qui gli zingari “nomadi”, il 24 maggio, arrivano da tutta Europa per festeggiare Sara, la patrona dei gitani: vi giungono già una settimana prima. L’atmosfera, con tutti gli zingari che girano tra i turisti, che cantano, fanno le carte, etc, etc, è incredibile.

Da vedere in paese la chiesa di Notre Dame de la Mer: si deve scendere alla cripta e lì c’è la statua di Sara, tutta nera. Le candele, la devozione, questa cripta piccola, la poca luce, mamma mia, mettono i brividi! Sara era la servitrice delle sante Maria Giacoma e Maria Salomè (la sorella della Vergine e la madre degli apostoli Giacomo e Giovanni) che, secondo la leggenda, cacciate dalla Palestina, sarebbero state spinte fino a questa costa su una barca senza vele e senza remi.

Non lontano, verso ovest,   c’è Aigues-Mortes (www.ot-aiguesmortes.fr), ovvero “Acque morte”, e già questo dice tutto. Città – da vedere assolutamente – chiusa in un quadrilatero di mura che è possibile percorrere, con una bella visuale dall’alto: dentro la città con le sue strade ad angolo retto, fuori, invece, canali, fiumi e saline. Aigues Mortes venne fondata del 1240 da Luigi IX per aprire un accesso del suo regno sul Mediterraneo, tra paludi, sabbia e acqua. E saline.

A proposito di saline: dall’altra parte della Camargue, a est, c’è Salin-de-Giraud, città appunto delle saline e … delle zanzare: verificabile dallo spessore delle zanzariere alle finestre o dallo speciale reparto in farmacia! Interessante però solo quando c’è la raccolta del sale, in autunno. Altrimenti si può anche lasciar perdere, sebbene l’urbanistica industriale che la caratterizza con le sue vie ad angolo retto lungo le quali sorgono le case di mattoni tutte uguali sia abbastanza particolare…

Da Salon-de-Provence ad Aix-en-Provence

Salon-de-Provence è il luogo dove visse a lungo Nostradamus: c’è anche un museo, ma non è un’esperienza indimenticabile. Invece assolutamente da non perdere è la fabbrica di sapone, la Savonnerie Marius-Fabre (www.marius-fabre.fr) : non solo ha un punto vendita dove ci si può sbizzarrire con gli acquisti, ma ha anche un museo molto molto carino che mostra come si lavorava e si lavora il sapone. Tra l’altro c’è un bellissimo video che spiega bene l’intero procedimento della nascita del sapone, e in quella saponeria ci vanno gli stessi francesi a comprare il sapone! Quindi, da vedere (ps: ottimo anche il sapone disinfettante e antiparassitario allo zolfo per il cane! Fa pure il pelo lucidissimo! Casomai qualcuno avesse un fido…). Il negozio e il museo sono aperti dal lunedì al giovedì dalle 9.30 alle 12 e dalle 13.45 alle 17.30, il venerdì fino alle 16.30; biglietto 3.85 euro interi (3 euro solo il museo); 1.95 euro ridotti (1,50 ridotti).

A Salon – cittadina caratterizzata dal castello che domina la città e che presenta nella piazza appena fuori la porta dell’Orologio la caratteristica fontana Moussue, una fontana settecentesca interamente rivestita di muschio – ha anche sede la Patuille de France, le Frecce Tricolori francesi: insomma, non meravigliatevi se gli aerei sfrecciano sopra le vostre teste.

A una quarantina di chilometri di distanza da Salon, ecco Aix-en-Provence (www.aixenprovencetourism.com/it), una bellissima cittadina universitaria, elegante e frizzante, da “respirare” magari seduti ai tavolini di un locale di cours Mirabeau. Una città, Aix, ricca anche di bei negozi, molto fini, di stoffe (tovaglie, tende, fazzolettini…) che, tra l’altro, costano niente rispetto ai prezzi italiani! Il Pinguino ha trovato un negozietto con davvero delle belle cosine, anche come souvenir, nella via pedonale che sale dritta dritta alla cattedrale (Rue de Saporta).

Ma Aix è famosa anche (anzi: soprattutto) per dei dolcetti, i calissons, assolutamente da provare: sono fatti con la pasta alle mandorle avvolti in un’ostia e ricoperti di glassa bianca o anche di cioccolato. Assomigliano un po’ ai nostri Ricciarelli, ma sono più morbidi. Il loro regno è “La cure gourmande” su un angolo della piazza del municipio dove costano (costavano) circa 3 euro all’etto e resistono benissimo al viaggio.

Da non perdere poi anche l’atelier di Paul Cezanne (www.atelier-cezanne.com): è in periferia, a 2 km dal centro. Si visita solo il suo studio, niente quadri, solo oggetti suoi: pennelli, ombrello, cappotto, vasi, brocche e quant’altro gli serviva per i quadri. Beh, al Pinguino ha fatto molto effetto sapere e vedere che lì ha lavorato uno dei suoi pittori preferiti… Attenzione, però: l’orario di apertura è piuttosto variegato stagione per stagione, meglio verificare sul sito internet prima di partire. Inoltre il posto non è indicato benissimo, alla fine si deve sperare di incontrare un vigile urbano!

Per gli amanti delle abbazie, a circa 25 chilometri da Aix, da non perdere c’è l’abbazia cistercense di Silvacane, la più antica della Provenza (orario: 10-13, 14-17, chiuso martedì). Il paese più vicino è Roque d’Anteron: se volete fermatevi, ma non c’è quasi nulla da vedere se non respirare la solita, unica atmosfera da provincia francese.

Avignone

Ad Avignone (www.avignone.orgwww.palais-des-papes.com) c’è il palazzo dei papi e già questo  merita da solo una visita. Non c’è un tubo di arredo, è bruciato tutto, a eccezione di pochissime stanze dove facevano la nanna i papi ma con l’audioguida ti immagini perfettamente ogni cosa. Quindi, da vedere. Attenzione: è immenso, bisogna prendersi un bel po’ di tempo.

Ma è carino anche passeggiare nel centro storico: osservate alcune finestre, ci sono dei trompe d’oeil davvero curiosi.  Poi, il lungo Rodano con i suoi ponti, compreso quello interrotto, pont Saint-Bénezet: solo quattro arcate sono sopravvissute ai capricci del Rodano e venne deciso di non sfidare ulteriormente il fiume lasciando quindi il ponte così, a metà.

Questi gli orari delle visite sia al palazzo dei papi che al ponte: dal 15 marzo al primo luglio dalle 9-19; luglio, agosto e settembre 9-20; ottobre 9.30-21, dal primo novembre al 14 marzo 9.30-17.45. Per i prezzi dei biglietti diverse combinazioni: bassa stagione (primo novembre-14 marzo) palazzo dei papi 8.50 euro (ridotti 7), ponte San Bénezet 4 (3), entrambi 11 (8.50); alta stagione (15 marzo-31 ottobre) palazzo dei papi 10.50 (8.50), ponte San Bénezet 4,50 (3,50), entrambi 13.

Dall’altra parte del fiume, poi, ecco Villeneuve-les-Avignon, cittadina a sua volta da vedere se non altro per le belle foto che si possono fare al palazzo papale ma soprattutto per la Certosa, assolutamente enorme e con fiori straordinari: gli orari sono da ottobre a marzo dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 17, sabato e domenica dalle 10 alle 17; da aprile a settembre tutti i giorni dalle 9.30 alle 18; biglietti interi 6.50 euro e 4.50 i ridotti; www.chartreuse.org.

Nei pressi di Avignone anche Barbentane con una villa-castello che merita una visita (se si ha la fortuna di trovare qualcuno che apre: a noi era andata bene…).

Scendendo verso Saint-Remy, una sosta la merita Tarascona (Tarascone in francese): non si trova – ovviamente… – nessuna traccia di Tartarino, ma semmai un gran bel castello.

Nimes

Proseguendo verso ovest, si può poi raggiungere in poche decine di minuti anche Nimes (www.ot-nimes.fr). Non è più Provenza (siamo nel dipartimento della Gard, la regione è la Linguadoca-Rossiglione) ma ne vale decisamente la pena anche perché è una città che racconta duemila anni di storia: Nimes è, infatti, al pari di Arles, una delle città con l’arena romana tra le più grandi del mondo, ora utilizzata per la corrida (così come quella di Arles): c’è anche una sorta di percorso guidato che permette di viaggiare attraverso i secoli, dai gladiatori alla tauromachia. Di romano c’è anche un grande tempio, ben conservato. Ma anche a Nimes è assai piacevole passeggiare nel centro storico.

A proposito di “avanzi” romani:  nella vicina Pont du Gard (www.pontdugard.fr) c’è uno spettacolare ponte romano (lungo 275 metri e alto 48: il più alto, appunto, del mondo romano) con tanto di sito turistico attrezzato. Merita davvero una sosta (si paga solo il parcheggio, 5 euro al dì).

I paesini della collina

Ciascuno si fa ricordare per  qualche caratteristica. Tutti però per la tranquillità, la serenità, il “vivere lento” senza il nostro stress. Ovunque si trovano trattorie a prezzi decenti ma soprattutto si mangia sempre bene. L‘olio è di casa e i formaggi sono ovunque molto buoni (questi sì nei ristoranti se li fanno comunque pagare).

Roussillon (a nord di Saint-Remy: siamo nella Vaucluse) invece per la sua terra color ocra (attenzione agli orari: le cave di ocra con i loro sentieri che le attraversano – la Chaussée des Géants - chiudono presto di sera e in quel caso si possono vedere solo dall’esterno, come è capitato al Pinguino. Ad ogni modo il paesino è superdelizioso).

Vicino c’è Gordes, a strapiombo sul ciglio della roccia, oppure il borgo di Bonnieux, protetto da mura del XII secolo. Nella zona, anche l’abbazia di Senanque (ma il Pinguino non l’ha vista). E, ancora, tra i “paesi arroccati”, Luberon, Lourmarin, Menerbes… Borghi piccoli, minuscoli riscoperti dagli artisti: si trovano gallerie, botteghe di artigianato artistico, ceramisti… E nelle piccole botteghe di panettiere si trovano dolci particolari, marmellate di arance, miele di lavanda.

A proposito di lavanda: il periodo della lavanda è la primavera inoltrata. Comunque le zone più “lavandose” sono a Sault, proprio nel dipartimento della Vaucluse, all’ombra del Mont Ventoux (se qualcuno di voi è appassionato di ciclismo sa cosa significa questo nome per la leggenda del Tour de France. A proposito di nome: la guida dice che non significa “ventoso” ma deriva da “vinturi” che semplicemente significa montagna), o il Plateau de Valensole, a est della strada che sale verso Sisteron.

L’Alta Provenza

Per tornare in Italia (attraverso il colle della Maddalena e Cuneo) si può passare appunto per l’Alta Provenza. Una sosta è obbligatoria a Sisteron  (se siete da quelle parti andate a vedere il castello che domina la valle, una sorta di chiusa, legato alla storia napoleonica: il piccolo grande corso, infatti, vi passò il 5 marzo 1815 tornando a Parigi dall’Isola d’Elba; www.sisteron.com) e poi a Barcellonette, borgo di montagna che sembra un angolo di Svizzera, dalla storia curiosissima: i suoi abitanti emigrarono in Messico e nel corso della prima guerra mondiale ci furono dei messicani che attraversarono l’oceano per venire a combattere al fianco dei francesi: una lapide li ricorda. Nei prati lungo la strada per l’Italia poi sarà facile incontrare le marmotte

A tavola

Il toro, grande protagonista della Camargue, lo ritroviamo anche a tavola: insalsicciato oppure sotto forma di bisteccone ai ferri. Sempre carne: l’agnello è assai saporito e ricchi sono i vassoi dei formaggi (l’abbiamo già scritto: carissimi e, aggiungiamo ora, porzioni minime). Per l’aperitivo d’obbligo il pastis (l’anice, se piace…).

Souvenir

Lavanda, lavanda, ancora lavanda. Ad Aigues-Mortes (ma non solo: è una catena) bei negozi di biscotti e caramelle in bellissime scatole di latta anni Cinquanta. A Saintes-Maries-de-la-Mer (il paese degli zingari) belle le ceramiche: caratteristici i piattini con grattugia per grattare l’aglio. Ovviamente, poi, le stoffe, al mercato potete trovare camice stile cow-boy e ampie gonne colorate vagamente zingaresche. E poi sapone. E, ad Arles (ma anche a Les-Baux-de-Provence dove nel castello ci sono alcune botteghe artigiane), i santons… Sarete poi travolti dalle cicale (uno degli animali simbolo della Provenza) di ceramica, usate anche come portalavanda (appunto…). La sapete la favola della cicala? Nooo? Eccola… Tanto tempo fa, una fata giunse in un paese meraviglioso, con tante luci e  colori, ma senza anima viva. Vide un mulino, si avvicinò, bussò e svegliò il povero mugnaio. Gli chiese il perchè di quel nulla, e lui le rispose che nelle ore più calde la gente del luogo si riposava all’ombra degli ulivi. La fata, allora, invidiosetta di questo modo di vivere pacifico e tranquillo, TRAC, con un colpo di bacchetta magica trasformò un picchio in un insetto “tamburino”. Tutto questo per impedire alla gente di dormire, quando faceva caldo. Una vera rompiscatole.

(Ultimo viaggio in Provenza dall’11 al 17 maggio 2006. Guide consultate: Geoguide 2004-2005, Touring Club, euro 18,50. Nizza e la Provenza, City Book-Corriere della Sera, euro 7,90)

di Donatella Tretjak e Guido Barella

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